Categorie
Guide Linux

Come installare Microsoft Visual Studio Code su Linux

Avete la necessità di utilizzare il famoso editor di codice sorgente sviluppato da Microsoft sul vostro PC Linux ma purtroppo non conoscete i passaggi per poterlo installare. Noi di ChimeraRevo abbiamo realizzato una guida ad hoc in cui vi spiegheremo esattamente come installare Microsoft Visual Studio Code su Linux seguendo dei semplici passaggi dedicati alla distribuzione in vostro possesso.

Microsoft Visual Studio Code: cos’è

Visual Studio Code è un editor di codice sorgente realizzato da Microsoft disponibile anche per Windows e macOS. All’interno è presente il supporto per debugging, un controllo per Git e molto altro ancora. Oltre a questo, il software può essere personalizzato completamente. Ad esempio, è possibile cambiare il tema, le scorciatoie da tastiera e le preferenze.

Come installare Microsoft Visual Studio Code su Linux

Microsoft Visual Studio Code può essere installato in maniera molto semplice su Ubuntu, Debian, Arch Linux, Fedora e OpenSUSE sfruttando i sorgenti software ufficiali. Tuttavia, il colosso di Redmond mette a disposizione anche dei pacchetti Snap e Flatpak da poter sfruttare per installare l’editor di codice sorgente sulle distro meno popolari.

Ubuntu

Visual Studio Code di Microsoft funziona perfettamente su Ubuntu. Per iniziare, aprite il browser predefinito, collegatevi alla pagina di download del programma di Microsoft e cliccate sul pulsante di download .deb per scaricare il pacchetto DEB. Da precisare che il software è disponibile solo in versione a 64 bit.

Completato lo scaricamento del file Debian sul computer, aprite il terminale e spostatevi nella cartella di download usando cd ~/Download. Per eseguire l’installazione di Visual Studio Code sul vostro PC Ubuntu, digitate sudo dpkg -i code_x.x.x_amd64.deb. Al termine dell’installazione, se si verificano alcuni problemi riguardanti le dipendenze, sfruttate il comando sudo apt install -f per risolverle. In alternativa, date un’occhiata alla guida sottostante.

[articolo_with_img id=”348005″]

Debian

Lo stesso pacchetto DEB visto per Ubuntu può essere impiegato anche per installare il software di Microsoft su un PC Debian. Tuttavia, potreste avere la necessità di abilitare un sorgente software di terze parti poiché alcune dipendenze possono essere obsolete oppure inesistenti nell’attuale repo di Debian.

Detto ciò, per abilitare la sorgente software, aprite il terminale e passate all’account root con su o sudo -s. Nel passaggio successivo, eseguite il comando curl https://packages.microsoft.com/keys/microsoft.asc | gpg –dearmor > microsoft.gpg per scaricare la chiave GPG. Fatto ciò, aggiungete quest’ultima all’utente root con il comando install -o root -g root -m 644 microsoft.gpg /etc/apt/trusted.gpg.d/ e concludete con l’aggiunta del repository software eseguendo sh -c ‘echo “deb [arch=amd64] https://packages.microsoft.com/repos/vscode stable main” > /etc/apt/sources.list.d/vscode.list’.

Dopo aver aggiunto il nuovo sorgente software a Debian, bisogna installare il pacchetto apt-transport-https sul computer poiché il repository software di Microsoft è HTTPS e Debian non è in grado di gestire queste connessioni senza compiere tale passaggio. Detto ciò, aprite il terminale ed eseguite apt-get install apt-transport-https. Concludete l’operazione d’installazione di Microsoft Visual Studio Code sul PC Debian eseguendo prima apt-get update e poi apt-get install code.

Come installare Microsoft Visual Studio Code su Linux

Arch Linux

L’editor di codice sorgente del colosso statunitense è disponibile su AUR. Per procedere con l’installazione, innanzitutto installate i pacchetti Base-devel e Git eseguendo il comando sudo pacman -S base-devel git nel terminale.

Fatto ciò, clonate il pacchetto AUR di Visual Studio Code con git clone https://aur.archlinux.org/visual-studio-code-bin.git e successivamente spostate la sessione nella cartella del codice tramite cd visual-studio-code-bin. A questo punto, è possibile compilare il pacchetto e installare Microsoft Visual Studio Code sul PC Arch Linux sfruttando il comando makepkg -sri.

Fedora

Il programma di Microsoft è disponibile sotto forma di un repository RPM, quindi facilmente configurabile. Prima di tutto, aprite il terminale e passate all’account root con su –. Fatto ciò, importate la chiave GPG del repository tramite rpm –import https://packages.microsoft.com/keys/microsoft.asc.

Nel passaggio successivo, abilitate il repo con sh -c ‘echo -e “[code]nname=Visual Studio Codenbaseurl=https://packages.microsoft.com/yumrepos/vscodenenabled=1ngpgcheck=1ngpgkey=https://packages.microsoft.com/keys/microsoft.asc” > /etc/yum.repos.d/vscode.repo’. Concludete la procedura effettuando l’aggiornamento tramite sudo dnf check-update e installando il programma su Fedora con sudo dnf install code -y.

OpenSUSE

Lo stesso repository RPM visto per Fedora funziona anche su OpenSUSE. Innanzitutto, importare la chiave GPG e aggiungete il repository al sistema attraverso i due comandi sottostanti:

rpm –import https://packages.microsoft.com/keys/microsoft.asc

sh -c ‘echo -e “[code]nname=Visual Studio Codenbaseurl=https://packages.microsoft.com/yumrepos/vscodenenabled=1ntype=rpm-mdngpgcheck=1ngpgkey=https://packages.microsoft.com/keys/microsoft.asc” > /etc/zypp/repos.d/vscode.repo’

Fatto ciò, installate Microsoft Visual Studio Code su OpenSUSE eseguendo prima zypper refresh e poi zypper install code.

Flatpak

Nel caso in cui utilizzaste una distribuzione Linux meno conosciuta, vi suggeriamo di usare Flatpak. Per procedere con l’installazione, è necessario prima abilitare il runtime di Flatpak. Se non sapete come fare, seguite le indicazioni presenti nella guida sottostante.

[articolo_with_img id=”340721″]

Compiuto correttamente questo step, aprite il terminale ed eseguite i due comandi sottostanti.

flatpak install flathub com.visualstudio.code.oss

flatpak remote-add –if-not-exists flathub https://flathub.org/repo/flathub.flatpakrepo

Snap

In alternativa a Flatpak, potete sfruttare il pacchetto Snap messo a disposizione da Microsoft per installare il suo editor di codice sorgente. Prima di tutto, bisogna abilitare Snapd. Seguite le istruzioni riportate nel tutorial qui sotto se non sapete come procedere.

[articolo_with_img id=”341390″]

Fatto ciò, aprite il terminale ed eseguite sudo snap install vscode –classic. In alternativa, usate l’app Snap Store per installare VSO. Date un’occhiata alla guida sottostante per maggiori informazioni.

[articolo_with_img id=”346297″]

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”354295″]

[articolo_with_img id=”354280″]

[articolo_with_img id=”354216″]

[articolo_with_img id=”354098″]

[articolo_with_img id=”354014″]

Categorie
Guide Linux

Come installare Blender su Linux

Cercate un software di modellazione 3D completamente gratuito da utilizzare sul vostro PC Linux? Vi consigliamo di provare assolutamente Blender. Se non sapete come installare questo programma sul computer, allora la guida di oggi farà sicuramente al caso vostro. Nelle prossime righe, infatti, vedremo insieme come installare Blender su Linux seguendo le indicazioni dedicate alla distribuzione in possesso.

Blender: cos’è

Come anticipato nelle scorse righe, Blender è un software di modellazione 3D gratuito disponibile per Linux che viene utilizzato per molte cose grazie le sue funzionalità avanzate. Ad esempio, il programma viene usato per sviluppare videogiochi, film e progetti di animazione basilari.

Come installare Blender su Linux

Dato che Blender è un progetto open source, gode di un ampio supporto su tutte le moderne distro Linux come ad esempio Ubuntu, Debian, Arch Linux, Fedora e OpenSUSE. Tuttavia, il programma può essere installato su tutte le altre distribuzioni sfruttando i pacchetti Flatpak o Snap. Detto ciò, seguite le indicazioni riportate qui sotto per installare Blender sul sistema operativo utilizzato.

Ubuntu

Blender può essere installato su Ubuntu usando i repository software integrati nell’OS. Tuttavia, se desiderate il massimo, vi consigliamo vivamente di installarlo tramite un PPA. Detto ciò, per abilitare il PPA di Blender, aprite il terminale e utilizzate il comando sudo add-apt-repository ppa:thomas-schiex/blender. Nel passaggio successivo, eseguite sudo apt update in modo da aggiornare i sorgenti software di Ubuntu. In conclusione, installate l’app sul sistema operativo usando sudo apt install blender.

Debian

Per poter installare Blender su Debian, vi basta semplicemente utilizzare il repository software Main. Dunque, aprite il terminale e digitate il comando sudo apt-get install blender.

Anche se il software è disponibile per tutti gli utenti Debian in modo rapido, dovete sapere che non è aggiornato a causa della natura del sistema. Se cercate una versione più recente di Blender, valutate l’utilizzo dei pacchetti Snap o Flatpak oppure seguite le indicazioni presenti nel tutorial sottostante.

[articolo_with_img id=”341392″]

Come installare Blender su Linux

Arch Linux

Per poter installare e usare Blender su Arch Linux, bisogna abilitare innanzitutto il repository software Community. Per fare ciò, aprite il terminale e dopodiché usate il comando sudo nano -w /etc/pacman.conf per aprire il file di configurazione di Pacman nell’editor di testo Nano.

Nel passaggio successivo, individuate la sezione Community utilizzando il tasto freccia giù della tastiera e rimuovete il simbolo # presente davanti a Community. Assicuratevi anche di rimuovere sempre il simbolo # da tutte le linee presenti sotto di esso.

Dopo aver apportato queste modifiche al file di configurazione di Pacman, salvatele con Ctrl+O e chiudete Nano con Ctrl+X. Al termine del salvataggio, usate il gestore pacchetti di Arch Linux per risincronizzare i sorgenti software in modo da rendere accessibile Community. Per fare ciò, eseguite sudo pacman -Syy. In conclusione, installate Blender sul vostro PC con il comando sudo pacman -S blender.

Fedora

I sorgenti software di Fedora danno la possibilità di installare una versione relativamente recente dell’app Blender. Basta aprire il terminale e digitare il comando sudo dnf install blender -y.

OpenSUSE

Per installare Blender su OpenSUSE, bisogna utilizzare il repository software Oss all. Detto ciò, aprite una finestra del terminale e sfruttare il comando sudo zypper install blender. Rispetto a molte altre distribuzioni Linux presenti sulla piazza, purtroppo OpenSUSE non è molto aggiornato. Quindi, se desiderate utilizzare una versione più recente del programma di modellazione 3D, seguite le istruzioni qui sotto usando il pacchetto Snap o Flatpak.

Snap

Se usate una distribuzione Linux non molto conosciuta, allora l’app Blender può essere installata attraverso lo Snap Store. Prima di procedere, però, è necessario abilitare Snapd. Per sapere come fare, date un’occhiata al tutorial sottostante.

[articolo_with_img id=”341390″]

Compiuto correttamente questo passaggio, aprite il terminale ed eseguite sudo snap install blender –classic. In alternativa, è possibile installare Blender direttamente dall’app Snap Store. Per ulteriori informazioni, seguite le istruzioni riportate nella guida qui sotto.

[articolo_with_img id=”346297″]

Flatpak

Un’altra soluzione per poter installare Blender su una distro Linux meno popolare è quella di utilizzare Flatpak. Prima di procedere, però, bisogna abilitare il runtime di Flatpak. Usate le indicazioni presenti nel tutorial sottostante per scoprire come fare.

[articolo_with_img id=”340721″]

Fatto ciò, aprite il terminale ed eseguite uno dopo l’altro i due comandi qui sotto.

flatpak remote-add –if-not-exists flathub https://flathub.org/repo/flathub.flatpakrepo

flatpak install flathub org.blender.Blender

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”354295″]

[articolo_with_img id=”354280″]

[articolo_with_img id=”354216″]

[articolo_with_img id=”354098″]

[articolo_with_img id=”354014″]

Categorie
Guide Android Apple

Come scannerizzare documenti con lo smartphone

Avete bisogno di scansionare alcuni documenti ma purtroppo non avete a portata di mano una stampante o uno scanner apposito. Se però tra le mani avete un telefono, potete sfruttare alcune applicazioni gratuite dedicate a questo scopo. All’interno di questo tutorial odierno, scopriremo insieme come scannerizzare documenti con lo smartphone sfruttando alcuni applicativi creati ad hoc.

Come scannerizzare documenti con lo smartphone tramite Office Lens

La prima soluzione che vi consigliamo di utilizzare si chiama Office Lens. Si tratta di un’applicazione sviluppata da Microsoft che permette di trasformare il vostro dispositivo Android o iOS in uno scanner tascabile per documenti. L’app mette a disposizione diverse modalità di cattura fra cui quella Documento in cui ritaglia le immagini e applica perfettamente i colori.

Detto ciò, afferrate il vostro smartphone Android o iPhone, procedete con il download di Office Lens dal Google Play Store o dall’App Store e avviatela una volta completata anche l’installazione. Dopo aver saltato l’introduzione, se avete un dispositivo Android, pigiate sul pulsante fotocamera per avviare la scansione, assicuratevi di impostare la funzione Documento e usate la fotocamera del terminale per inquadrare il documento da scansionare.

Fatto ciò, pigiate sul pulsante di scatto per catturare l’immagine. Se il risultato è di vostro gradimento, potete applicare alcune modifiche utilizzando il menu in alto a destra. Ad esempio, è possibile disegnare, aggiungere un testo, applicare un filtro, ridimensionare la cattura oppure aggiungere altre scansioni allo stesso file tappando sul pulsante fotocamera di bianco in basso a sinistra.

Per procedere con il salvataggio del documento scansionato pigiate su in basso a destra e dopodiché personalizzate il nome da assegnare al file premendo sulla matita in corrispondenza di titolo. Fatto ciò, scegliete dove salvare il documento scansionato (è possibile memorizzarlo anche sotto forma di PDF) e tappate su Salva.

Qualora aveste un iPhone, invece, avviate sempre Office Lens, inquadrate il documento da scansionare utilizzando la fotocamera del melafonino e premete sul pulsante di scatto per catturarlo. Nella schermata successiva, applicate eventuali modifiche (sono le stesse viste su Android) sfruttando il menu in alto a destra ed eventualmente aggiungete altre scansioni tappando sul tasto fotocamera in basso a sinistra.

Dopo aver premuto su Fatto, tramite la schermata Esporta in, personalizzate il titolo attraverso l’apposito campo di testo e scegliete il percorso di salvataggio tramite la sezione Salva in. Volendo, è possibile anche effettuare la condivisione diretta attraverso le varie opzioni che trovate sotto a Condividi su.

Come scannerizzare documenti con lo smartphone tramite Google Drive

Se avete uno smartphone Android, allora molto probabilmente non dovrete installare applicazioni aggiuntive poiché vi basterà usare una funzione presente all’interno di Google Drive. Per chi non la conoscesse, si tratta di un’app appartenente alla suite di Google che arriva pre-installata su quasi tutti i telefoni, dotati del sistema operativo mobile di Big G, presenti sulla piazza.

Detto ciò, afferrate il vostro smartphone Android e avviate l’app di Google Drive premendo sull’apposita icona. In caso contrario, è possibile procedere con il download direttamente dal Play Store. Nel passaggio successivo, premete sul + in basso a destra e scegliete Scansione dalla schermata Crea nuovo. A questo punto, usate la fotocamera del vostro dispositivo Android per scattare una foto e dopodiché premete su se il risultato ottenuto è di vostro gradimento.

Google Drive consente anche di applicare alcune modifiche al documento scansionato come ad esempio aggiungere altri file premendo sul + in basso a sinistra, ritagliare il documento premendo sul pulsante in alto a destra, modificare i colori tappando sulla palette colori sempre in alto a destra e altro ancora.

Per confermare il salvataggio del documento scansionato (in formato PDF), premete su in basso a destra. Nella successiva schermata, personalizzate il titolo del documento, scegliete la cartella di Google Drive in cui effettuare il salvataggio e pigiate su Salva per ultimare l’operazione. Se volete scaricare il documento scansionato sul vostro smartphone, vi basta semplicemente premere sul menu File in basso a destra, individuare il documento in questione, tappare sui tre puntini e selezionare Scarica dal menu visualizzato.

Come scannerizzare documenti con lo smartphone

Come scannerizzare documenti con lo smartphone tramite Note

Proprio come visto con Android, anche iOS mette a disposizione un’applicazione pre-installata per scansionare facilmente i documenti. Stiamo parlando di Note. Il popolare applicativo di Apple consente, infatti, di effettuare la scansione dei documenti desiderati in maniera molto semplice. Tutto quello che bisogna fare è aprire l’app Note sul melafonino, tappare sull’icona fotocamera presente in basso a destra per due volte consecutive e scegliere Scansiona documenti dal menu visualizzato.

Fatto ciò, puntate la fotocamera sul documento da scansionare e pigiate sul pulsante di scatto. Nel passaggio successivo, utilizzate i quattro cerchi per regolare correttamente i bordi del documento e procedete scegliendo Salva la scansione. In caso contrario, tappate su Riprova in basso a sinistra per effettuare nuovamente la scansione.

Al termine dell’operazione, scansionate eventuali altri documenti seguendo le indicazioni fornite poco fa. Dopo aver completato il tutto, tappate su Salva in basso a destra. Per modificare il documento scansionato, pigiate sulla sua anteprima e dopodiché usate le icone presenti in alto a destra per ritagliare, modificare il colore, ruotare o condividere il documento scansionato.

Come scannerizzare documenti con lo smartphone: altre soluzioni

In alternativa alle applicazioni elencate nelle scorse righe, è possibile sfruttare le soluzioni riportate qui sotto per scansionare facilmente documenti utilizzando la fotocamera del vostro telefono.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”293506″]

[articolo_with_img id=”159910″]

Categorie
Guide Apple

Apple TV+: prezzi e come funziona

A settembre, come ogni anno, Apple organizza il suo evento per presentare al mondo intero il suo ultimissimo iPhone. Da qualche anno a questa parte però, durante l’evento di settembre, Apple presenta nuovi servizi, oltre ai Mac, iPad ed Apple Watch. Per quanto riguarda i servizi questa volta ha deciso di sfidare il colosso delle serie tv, Netflix. Come lo ha sfidato? Presentando il servizio a pagamento Apple TV+ (Plus).

Indice degli argomenti

Qual è il costo di Apple TV+?

Apple per il suo servizio streaming di video on demand ha proposto un solo abbonamento. Questo ha il prezzo di 4,99 euro al mese, con rinnovo automatico e prevede l’accesso a 6 persone contemporaneamente. È possibile sottoscrivere un abbonamento per ogni persona che appartiene alla “famiglia“, ovvero alle 6 persone che possono accedervi. Il servizio on demand di Apple prevede anche un periodo di prova di 7 giorni, al termine di cui si potrà decidere se iniziare, o meno, con l’abbonamento vero e proprio. I contenuti attualmente sono limitati, ma su Apple TV+ è possibile trovare il 4K HDR, Dolby Atmos e Dolby Vision.

  • Dolby Atmos è un servizio di codifica audio, brevettato da Dolby e basato sull’audio ad oggetti. Quest’ultimo utilizza gli oggetti per posizionare precisamente i suoni nella post produzione dei video. Dolby Atmos dunque può gestire, insieme alla traccia base di 9.1 canali, 118 oggetti così da avere un totale di 128 elementi audio.
  • Dolby Vision è anch’essa una tecnologia proprietaria di Dolby che permette di avere luci molto simili a quelle del mondo reale e permettendo alle immagini di avere un ampio intervallo dinamico. Per poter utilizzare i servizi Vision ed Atmos bisognerà che la TV supporti la tecnologia Dolby.

Schermata 2019 10 10 alle 11.59.38

Come funziona e quando arriverà Apple TV+?

Il funzionamento di Apple TV+ è il medesimo del suo diretto concorrente. Basta accedere all’applicazione Apple TV, che troverete su tutti i vostri dispositivi con la mela a patto che abbia l’ultimo aggiornamento, e vi basterà sottoscrivere l’abbonamento per poterne prendere visione. La data di rilascio del servizio streaming on demand di Apple è il 1° di Novembre e sarà possibile guardarlo tramite iPad, iPhone, Apple TV HD, Apple TV 4K e tutti i Mac attraverso l’app Apple TV. Sarà anche possibile vedere Apple TV+ sulle Smart TV LG e Samsung ed infine su tutti i browser che sopporteranno il sito tv.apple.com. Inizialmente in Italia sarà possibile trovare 7 serie tv e documentari ed ogni mese sarà il turno di nuovi contenuti.

Schermata 2019 10 09 alle 13.02.50

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

[chi_articles_tag section_title=”Altri articoli che potrebbero interessarti” tag_slug=”Apple” posts_per_page=”10″ order=”DESC” load_more=”Carica altri”]

Categorie
Guide Apple

Come installare macOS Catalina

Apple ha annunciato la disponibilità dell’ultima versione del suo sistema operativo per computer chiamata macOS Catalina. Se volete provare le nuove funzionalità proposte da questa release dell’OS sul vostro Mac ma non sapete come procedere con l’installazione, allora continuate a leggere la guida!

macOS Catalina: le novità

Con la nuova versione del sistema operativo per desktop e notebook, Apple ha introdotto una serie di novità e migliorie davvero interessanti che permettono di utilizzare un Mac in maniera più semplice. L’interfaccia grafica è rimasta sostanzialmente la stessa della precedente versione Mojave. Tuttavia, la mela morsicata ha aggiunto la modalità Dark automatica e ha rimosso il popolare software iTunes, lasciando spazio a tre diverse applicazioni chiamate Musica, Podcast e TV.

Altre novità degne di nota proposte da Catalina sono la sincronizzazione con gli iDevice integrata nel Finder, rimosso il supporto alle applicazioni a 32 bit, possibilità di utilizzare un iPad come secondo schermo sfruttando la funzione Sidecar, usare un Apple Watch per l’autenticazione e aggiunta la funzionalità Tempo di utilizzo disponibile già da tempo su smartphone e tablet. Per maggiori informazioni su tutte le novità offerte dal nuovo macOS Catalina, potete prendere come riferimento la pagina dedicata presente sul sito di Apple.

macOS Catalina: i requisiti minimi per l’installazione

Come ogni altra versione del sistema operativo di Apple, è necessario rispettare dei requisiti minimi per procedere con l’installazione sul proprio Mac, MacBook o iMac.

Vediamo insieme la lista nello specifico:

  • MacBook (inizio 2015 o più recente)
  • MacBook Air (metà 2012 o più recente)
  • MacBook Pro (metà 2012 o più recente)
  • Mac mini (fine 2012 o più recente)
  • iMac (fine 2012 o più recente)
  • iMac Pro (2017)
  • Mac Pro (fine 2013 o più recente)

Se non conoscete il modello esatto del vostro computer, potete scoprirlo in maniera molto semplice cliccando sul logo Apple presente in alto a sinistra e selezionando Informazioni su questo Mac dal menu che compare. Tramite la scheda Panoramica, otterrete il nome esatto e il modello del computer. I requisiti generali per poter installare macOS Catalina, invece, sono OS X 10.9 o versione successiva, 4 GB di RAM e 12,5 GB di spazio di archiviazione liberi.

Operazioni preliminari

Dopo aver controllato la compatibilità del vostro computer con macOS Catalina, vi consigliamo di eseguire un backup di tutti i dati presenti sulla macchina in modo da ripristinarli in caso di problemi durante l’installazione del sistema operativo. Per maggiori informazioni, prendete come riferimento la guida sottostante in cui trovate una serie di soluzioni per salvare una copia dei dati.

[articolo_with_img id=”329804″]

Come installare macOS Catalina

Come scaricare macOS Catalina

Effettuato correttamente il backup dei dati personali presenti sul Mac, potete procedere finalmente con il download di macOS Catalina. Per fare ciò, cliccate sull’ingranaggio presente nel Dock, in modo da accedere alle Preferenze di sistema, e dopodiché cliccate su Aggiornamento software nella finestra che compare. Dopo aver atteso qualche secondo, il sistema rileverà la presenza di un nuovo aggiornamento. Premete sul pulsante Aggiorna ora per procedere con lo scaricamento di macOS Catalina.

In alternativa, sempre dal vostro Mac, collegatevi alla pagina di download del sistema operativo presente sul Mac App Store e cliccate sul pulsante Vedi in Mac App Store per aprirlo all’interno dello store. Fatto ciò, pigiate sul pulsante Ottieni per procedere con il download. Dato che il file d’installazione pesa più di 6 GB, il download potrebbe richiedere un po’ di tempo, quindi mettetevi comodi e attendete il completamento dell’operazione.

Come installare macOS Catalina

Una volta ultimato correttamente il download dell’ultima versione del sistema operativo Apple, dovrebbe partire automaticamente la fase di installazione. In caso contrario, pigiate sull’icona dell’installer presente nel Launchpad o nella cartella Applicazioni. Seguite le indicazioni guida proposte nella finestra per effettuare l’installazione.

Al termine, pigiate su Riavvia per permettere al Mac di riavviarsi correttamente. L’operazione di copiatura dei file dell’OS potrebbe richiedere circa 30 minuti. Durante questa fase, comparirà una schermata nera contenente il logo della mela morsicata e una barra di avanzamento. Al termine, vedrete la schermata di login di macOS Catalina dove dovrete inserire tutti i dati richiesti e procedere con il completamento della configurazione iniziale.

Nel caso in cui vorreste formattare il vostro Mac, potrete effettuare un’installazione pulita di macOS Catalina usando una chiavetta USB in cui inserire il sistema operativo e avviarla sul computer tramite boot. Per procedere con l’installazione, è necessario procurarvi prima una pendrive da almeno 16 GB. Per maggiori informazioni, date un’occhiata alla nostra guida d’acquisto dedicata.

[articolo_with_img id=”248440″]

Nel passaggio successivo, effettuate il download dell’installer del sistema operativo come rivelato poco fa (tramite le Impostazioni di macOS oppure dal Mac App Store). A questo punto, è giunto il momento di scaricare un software chiamato Install Disk Creator che consente di copiare i file d’installazione di Catalina sulla chiavetta USB. Aprite Safari o il browser che utilizzate per navigare su Internet, collegatevi al sito Web del programma e cliccate sul pulsante Download the macOS App. Al termine dello scaricamento, estraete il contenuto dell’archivio zip scaricato e procedete con l’installazione di Install Disk Creator come si fa normalmente.

Fatto ciò, avviate il programma e aggiungete l’installer di macOS Catalina (se non compare automaticamente) cliccando sul pulsante Choose a macOS Installer e utilizzando la cartella Applicazioni per selezionarlo. A questo punto, collegate la chiavetta USB a una delle porte della vostra macchina e selezionatela tramite il menu a tendina presente sotto a Select the volume to become Installer. Concludete l’operazione pigiando prima su Create Installer e poi su Erase disk. Confermate l’operazione inserendo la password del vostro account di amministrazione. Dopo che il software avrà completato la procedura di copia dei file, comparirà il messaggio Complete.

È possibile completare la procedura dell’installazione pulita del sistema operativo premendo il tasto Alt della tastiera e selezionando Install macOS Catalina tramite la schermata di selezione dei dispositivi di boot. Fatto ciò, seguite le indicazioni che trovate nel capitolo Come installare macOS Mojave da USB presente nel tutorial sottostante.

[articolo_with_img id=”315690″]

Come reinstallare macOS Catalina

Qualora aveste effettuato già un’installazione di macOS Catalina ma avete riscontrato dei problemi, potrete risolvere in maniera molto semplice effettuando una reinstallazione. Tutto quello che bisogna fare è accedere alla Recovery di macOS da cui avviare un nuovo download del sistema operativo e la successiva installazione senza toccare i file presenti sull’hard disk.

Per fare ciò, riavviate il Mac e usate la combinazioni di tasti Cmd+R in modo da accedere al menu di Recovery. Fatto ciò, scegliete Installazione macOS e cliccate su Continua. Non vi resta che procedere con l’installazione dell’OS seguendo la procedura guidata.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”351949″]

[articolo_with_img id=”341891″]

[articolo_with_img id=”352882″]

[articolo_with_img id=”352679″]

[articolo_with_img id=”352709″]

Categorie
Guide di acquisto Informatica

Tastiera: le migliori da comprare

Come scegliere la migliore tastiera per le proprie esigenze davanti ad una platea di modelli dalle caratteristiche tanto eterogenee? Un dubbio decisamente legittimo vista l’aspra concorrenza tra i produttori più blasonati e la crescente diffusione di modelli low cost dalle funzionalità interessanti.

Che sia dunque per motivi di lavoro, svago oppure studio, vale la pena dedicare qualche minuto in più alla scelta di una tastiera che possa soddisfare gli standard di comodità, velocità e confort di digitazione fondamentali per ottimizzare il tempo che si passa davanti al computer. Proprio in ragione della abbondanza di dispositivi sul mercato abbiamo deciso di aggiornare ed approfondire le guide d’acquisto dedicate alla scelta della migliore tastiera in relazione ai bisogni individuali già presenti sul nostro sito. In particolare, oltre a questa guida-indice, dedicheremo articoli individuali a:

Come scegliere la migliore tastiera per le proprie necessità?

Come anticipato nell’introduzione dell’articolo, la scelta di una tastiera passa attraverso la definizione delle proprie necessità che dipendono dall’impiego prevalente del dispositivo. D’altra parte, da una tastiera di qualità dipenderanno la produttività sul luogo di lavoro, la stesura agevole e confortevole di testi più o meno lunghi o la vittoria di una partita del proprio gioco preferito. Per questo motivo, riteniamo fondamentale iniziare la nostra digressione dedicando alcuni paragrafi alle principali caratteristiche da considerare in fase di acquisto di una tastiera. Iniziamo!

Tastiera meccanica oppure tastiera a membrana?

Un titolo che descrive uno dei punti chiave in fase di scelta della tastiera più adatta per le proprie esigenze. Il meccanismo di funzionamento alla base della digitazione infatti fa il grosso della differenza quando si tratta di scegliere tra l’uno o l’altro modello. In questo senso si possono distinguere due macro-categorie di dispositivi, le tastiere meccaniche e quelle a membrana, i cui attributi nettamente diversi contribuiscono a definirne usabilità, performances e costo.

Tastiera a membrana

Le tastiere a membrana, più diffuse, versatili ed economiche, basano il loro funzionamento su, appunto, una membrana rettangolare con semisfere in corrispondenza degli switch posta tra un circuito stampato (sottostante) e i singoli tasti. Proprio in ragione dei materiali (la membrana è in silicone), le tastiere a membrana risultano particolarmente silenziose e il loro utilizzo è scorrevole tanto da essere altamente consigliabili per scrittori, giornalisti e per tutti coloro che necessitano di scrivere un gran numero di battute nel minor tempo possibile e preferiscono limitare la rumorosità dei dispositivi.

Sebbene le tastiere a membrana siano compagne di lavoro assolutamente consigliabili, è giusto citare anche alcuni aspetti critici (soprattutto se si optasse per dispositivi low cost):

  • l’economicità di una tastiera a membrana dipende anche dai materiali costruttivi che sono tendenzialmente di qualità inferiore a quelli utilizzati per i dispositivi a funzionamento meccanico;
  • materiali di qualità media riducono anche la durata dei dispositivi, soprattutto se utilizzati intensamente;
  • la struttura delle tastiere a membrana è piuttosto leggera e per questo potrebbe apparire meno stabile;
  • la manutenzione e la pulitura delle tastiere a membrana sono generalmente più complicate perché i tasti non sono facilmente removibili;
  • i puristi della scrittura su tastiera potrebbero risultare indispettiti per la mancanza di feedback alla pressione dei singoli tasti.

Tastiera meccanica

Le tastiere meccaniche, a differenza delle sorelle più economiche e membrana, sono caratterizzate da una organizzazione costruttiva più complessa della quale abbiamo discusso approfonditamente nella guida sopra menzionata. Nei dispositivi a funzionamento meccanico ad ogni tasto corrisponde un interruttore meccanico che, una volta premuto, chiude un circuito elettrico indipendente. I pulsanti sono connotati poi da una struttura più complessa costituita da una molla che si oppone alla pressione del dito e che, allo schiacciamento restituisce un feedback (tattile, acustico).

In ragione delle loro caratteristiche costruttive, le tastiere meccaniche risultano particolarmente adatte al gioco (le tastiere da gaming sono tutte meccaniche) e nella loro versione con switch tattili sono perfette per chi scrive molto (la velocità di scrittura è più alta e l’affaticamento è ridotto).

Proprio in ragione dell’ampio utilizzo delle tastiere meccaniche, nel corso del tempo sono stati proposte dalle aziende leader del settore, numerose tipologie di tasti differenziabili per le loro peculiarità in merito a:

  • corsa: la profondità alla quale viene registrata la pressione sul tasto;
  • forza di attuazione: la pressione da imprimere per giungere a fine corsa del tasto (può essere dura o morbida);
  • feedback tattile: il piccolo contraccolpo che si ottiene quando la pressione di fine corsa viene registrata;
  • feedback acustico: il click che si avverte quando la forza di attuazione è efficace.

A partire da queste caratteristiche sono entrati in commercio nel tempo un numero molto alto di tasti meccanici, dai Cherry MX Blue più scattanti ma rumorosi ai Cherry MX Brown con innesco più morbido, dai Cherry MX Red dalla risposta lineare e forza di attuazione più morbida alla versione Black che necessitano una maggiore pressione per giungere a fine corsa. Una cura del dettaglio che si riflette anche sul prezzo, decisamente maggiore rispetto a quello delle tastiere a membrana. Non è raro infatti imbattersi in tastiere meccaniche dal costo superiore (talvolta di molto) al centinaio di euro.

Tra gli altri elementi che depongono a favore dell’acquisto di una tastiera meccanica elenchiamo:

  • migliore struttura;
  • maggiore stabilità;
  • materiali costruttivi di qualità garantiscono una maggiore durabilità nel tempo (che giustifica anche un investimento di denaro maggiore;
  • possibilità di manutenere al meglio la tastiera, staccando agevolmente i singoli tasti per procedere alla pulizia.

Connettività

Altro elemento da prendere in considerazione prima di procedere all’acquisto di una tastiera è la connettività. Se infatti in passato la maggior parte delle tastiere prevedevano come unica opportunità di connessione ai terminali il connettore DIN (altrimenti detto P S2), attualmente le più diffuse prevedono collegamento tramite USB oppure addirittura wireless.

Queste ultime, in particolare, evitano l’ingombro di cavi sulla scrivania e possono sfruttare le tecnologie:

  • Bluetooth: capaci di connettersi a PC o a qualsiasi altra periferica dotata di modulo Bluetooth integrato (o eventualmente a supporti quali ricevitori Bluetooth);
  • Wi-Fi: necessitano di un ricevitore da collegare alla rete internet Wi-Fi (2.4 GHz) il che potrebbe creare problemi di compatibilità e interferenze con altri devices, senza contare che richiedono l’utilizzo di una porta USB.

Dimensioni ed ergonomia

Come trascurare caratteristiche quali dimensioni ed ergonomia della tastiera che dovrà tenerci compagnia durante lunghe sessioni di scrittura o gioco? Per quanto riguarda le dimensioni, le tastiere possono distinguersi in:

  • full size, dimensioni standard;
  • mini-tastiere, o tastiere ripiegabili, compatte ed eventualmente trasportabili;
  • tenkeyless, prive di tastierino numerico laterale.

Certamente la grandezza della tastiera perfetta dipende dall’uso che si desidera farne, per questo abbiamo deciso di dedicare un approfondimento alle tastiere mini, la comodità e l’ergonomia sono invece requisiti da ricercare a prescindere dall’utilizzo. Questo perché, soprattutto in caso di sessioni di scrittura prolungate, tendono ad accumularsi stanchezza e tensione che alla lunga potrebbero incidere in maniera sostanziale sulle prestazioni lavorative. Prima dell’acquisto di una tastiera è quindi fondamentale valutare accuratamente la presenza di:

  • poggia polsi, spesso acquistabili separatamente (più di rado integrati nella struttura della tastiera), fondamentali per mantenere il polso in posizione comoda e possibilmente rialzata rispetto alla tastiera;
  • piedini: retaggio di una norma ISO risalente agli anni ’80 che prevedeva la presenza di un rialzo posteriore non superiore a 3 cm (per un angolo di inclinazione inferiore ai 15°), di base utile solo a chi necessita della visione dei tasti in fase di scrittura;
  • tastiera con layout divisibile a piacimento dell’utente in modo da lasciare spazio tra le mani (caratteristica del tutto opzionale, le tastiere split non sono poi così diffuse).

Layout e accessori

Si parla di “layout” quando ci si vuole riferire alla disposizione dei tasti nel contesto delle tastiere, che proprio dalla distribuzione degli switch lettera traggono il loro nome, esistono ad esempio le tastiere QWERTY (layout italiano, 105 tasti), le QWERTZ (layout tedesco), le AZERTY (francese), etc. Neppure a dirlo, il nostro consiglio è quello di optare per la tastiera in grado di garantire la velocità di digitazione migliore per i propri standard (se si è abituati a scrivere su una tastiera QWERTY, ci vorranno dei tempi tecnici di adattamento per imparare a scrivere su altri layout).

Tra gli elementi accessori che potrebbero fare la differenza nella scelta di una o dell’altra tastiera potremmo valutare:

  • dotazione di trackpad e sistemi di puntamento integrati tesi a rimpiazzare o integrare le funzioni del mouse;
  • possibilità di programmare combinazioni di tasti (switch Macro, interessanti soprattutto per i gamers che necessitano di registrare sequenze e combinazioni di tasti e click mouse);
  • presenza di tasti Media per la gestione rapida di video e musica (ad esempio i tasti play/pause/stop e volume).

Retroilluminazione

Altro elemento importante, la retroilluminazione può influire in maniera sostanziale nella scelta soprattutto se si è soliti lavorare di notte oppure in condizioni di scarsa luminosità. Da non tralasciare poi l’aspetto estetico, la retroilluminazione RGB può contribuire a dare un tocco di colore alla postazione di lavoro.

Altre caratteristiche

Oltre alle caratteristiche sopracitate altri elementi possono contribuire alla scelta della migliore tastiera per le proprie necessità:

  • materiali costruttivi: un dispositivo di buona costruzione durerà di più, tanto da compensare e ammortizzare una spesa leggermente più alta del proprio budget. Una tastiera di qualità sarà anche più stabile e probabilmente più confortevole.
  • alimentazione: le tastiere cablate non necessitano di batterie o altro, traggono l’energia necessaria al loro funzionamento direttamente dal dispositivo cui sono collegate. Le tastiere portatili invece possono essere alimentate a pile (ricaricabili) o con batterie al litio.
  • rumorosità: per alcuni è un difetto, per altri un vezzo, per i puristi e gli esperti una caratteristica distintiva di ogni tipo di switch. A prescindere dalla percezione e dal gusto individuale, la silenziosità della digitazione potrebbe fare la differenza se si lavora in un ambiente ristretto.

Tastiera: le migliori da comprare

Concludiamo il nostro articolo introduttivo dedicato alle migliori tastiere sul mercato inserendo la top 10 delle più vendute su Amazon, certi che questa possa rappresentare un’ottima cartina di tornasole dei gusti degli utenti in relazione anche al rapporto qualità/prezzo dei dispositivi.

Dubbi o problemi? Vi aiutiamo noi

Puoi scoprire contenuti esclusivi ed ottenere supporto seguendo i canali Youtube, TikTok o Instagram del nostro fondatore Gaetano Abatemarco. Se hai Telegram vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram.

Categorie
Guide Linux

Come giocare ai giochi Sega Dreamcast su Linux

La Sega Dreamcast è ampiamente considerata una delle console per videogiochi più performanti di tutti i tempi, riuscendo a battere anche la Sega Saturn e l’Atari Jaguar. Se avete dei vecchi giochi originali di questa console e utilizzate il popolare sistema operativo open source sul vostro computer, allora questa guida è dedicata proprio a voi! In particolare, vedremo insieme come giocare ai giochi Sega Dreamcast su Linux usando un emulatore gratuito chiamato Lxdream.

Lxdream: cos’è

Lxdream è un emulatore progettato per Linux che consente di giocare ai giochi della Dreamcast utilizzando dei file ROM di cui avete eseguito il backup sul vostro PC Linux in modo legale. Infatti, vi sconsigliamo di eseguire il download di file ISO da Internet in quanto si tratta di un’operazione che va contro la legge. Anche se l’ultimo aggiornamento del codice è stato pubblicato ben 11 anni fa, gli utenti possono ancora utilizzarlo per emulare la console Sega Dreamcast su Linux.

Come installare Lxdream su Linux

Il popolare emulatore della Dreamcast può essere installato senza troppe difficoltà su Ubuntu, Debian, Arch Linux, Fedora e OpenSUSE. Di seguito, vi proponiamo le istruzioni da seguire per procedere con l’installazione sulla distribuzione usata.

Ubuntu/Debian

Sfortunatamente, Lxdream non è presente nei sorgenti software di Ubuntu e Debian, quindi non è possibile effettuare l’installazione utilizzando Apt. L’unico pacchetto DEB disponibile per le due distro è quello rilasciato nel 2008 (che non funziona più).

Fortunatamente, l’app di emulazione è stata rilasciata per Fedora, quindi potrà essere utilizzata su Ubuntu e Debian effettuando una semplice conversione. Il primo passaggio da fare consiste nell’installare Alien sul vostro PC. Detto ciò, aprite il terminale ed eseguite sudo apt install alien o sudo apt-get install alien.

Una volta che Alien è stato installato correttamente, scaricate il pacchetto Lxdream dal repository di RPM Fusion usando lo strumento Wget.

32 bit

wget http://download1.rpmfusion.org/free/fedora/releases/30/Everything/i386/os/Packages/l/lxdream-0.9.1-15.fc30.i686.rpm -O lxdream-32bit.rpm

64 bit

wget http://download1.rpmfusion.org/free/fedora/releases/30/Everything/x86_64/os/Packages/l/lxdream-0.9.1-15.fc30.x86_64.rpm -O lxdream-64bit.rpm

Per restare comunque aggiornati sulle ultime versioni pubblicate dei pacchetti, vi consigliamo di seguire i due link sottostanti.

Una volta scaricato il file RPM, è possibile convertirlo in un file Debian sfruttando Alien. Aprite il terminale ed eseguite il comando adatto fra i due proposti di seguito:

32 bit

sudo alien -dvc lxdream-32bit.rpm

64 bit

sudo alien -dvc lxdream-64bit.rpm

In conclusione, installate Lxdream su Ubuntu o Debian eseguendo sudo dpkg -i lxdream_x.x.x_amd64.deb (64 bit) o sudo dpkg -i lxdream_x.x.x.deb (32 bit).

Arch Linux

Proprio come Ubuntu e Debian, l’unico modo per far funzionare l’emulatore della console Sega Dreamcast su Arch Linux è quello di convertire il pacchetto RPM di Fedora utilizzando Alien.

Detto ciò, usate i comandi sottostanti per installare l’app.

sudo pacman -S git base-devel

git clone https://aur.archlinux.org/trizen.git

cd trizen

makepkg -sri

trizen -S alien_package_converter –noconfirm

wget http://download1.rpmfusion.org/free/fedora/releases/30/Everything/x86_64/os/Packages/l/lxdream-0.9.1-15.fc30.x86_64.rpm -O lxdream-64bit.rpm

alien -tvc lxdream-64bit.rpm

tar -xzvf lxdream-0.9.1.tgz

sudo rsync -a etc/ /etc

sudo rsync -a usr/ /usr

Pure in questo caso, per restare sempre aggiornati sull’ultima release di Lxdream pubblicata per Fedora, prendete in considerazione il link a 64 bit riportato sopra.

Fedora

sudo dnf install http://download1.rpmfusion.org/free/fedora/releases/30/Everything/x86_64/os/Packages/l/lxdream-0.9.1-15.fc30.x86_64.rpm -y

OpenSUSE

All’interno dei repository software di OpenSUSE non è disponibile un pacchetto RPM di Lxdream dedicato a questa distribuzione. Tuttavia, quello di Fedora dovrebbe funzionare bene.

Detto ciò, usate lo strumento Wget per scaricare l’ultima release disponibile (prendendo in considerazione sempre i link forniti poco fa) e dopodiché utilizzate il gestore pacchetti Zypper per procedere con l’installazione.

wget http://download1.rpmfusion.org/free/fedora/releases/30/Everything/x86_64/os/Packages/l/lxdream-0.9.1-15.fc30.x86_64.rpm -O lxdream-64-bit.rpm

sudo zypper install lxdream-64-bit.rpm

Come giocare ai giochi Sega Dreamcast su Linux

Come giocare ai giochi di Sega Dreamcast su Linux

Per poter giocare a un gioco della console Dreamcast di Sega all’interno di Lxdream, è necessario prima copiare sul PC Linux il file ISO del titolo scelto. Compiuto correttamente questo passaggio, aprite il software di emulazione, cliccate sul menu Opzioni e scegliete Percorso. Tramite la finestra Configurare i percorsi, impostate i campi BIOS ROM e Flash ROM con i file dovuti (dcboot.rom e dcflash.rom) e cliccate su OK.

Una volta che Lxdream avrà configurato correttamente i file del BIOS, sarete in grado di caricare un gioco. Per procedere con l’esecuzione di un titolo della console Sega Dreamcast, cliccate sul menu File in alto a destra, scegliete GD-Rom e pigiate su Apri un file immagine. Tramite la finestra del file manager, selezionate il file ROM da eseguire all’interno di Lxdream e pigiate su Apri per confermare. Per avviare la riproduzione del videogioco, pigiate sul pulsante Play.

Anche se si tratta di un emulatore abbastanza vecchio, comunque Lxdream dà la possibilità di giocare al titolo usando l’intero schermo a disposizione. Basta premere sul menu Opzioni e attivare Full Screen. In alternativa, usate la combinazione di tasti Alt+Invio.

Se volete utilizzare un controller USB per giocare comodamente con la console, vi consigliamo di settarlo correttamente usando le impostazioni di Lxdream. Basta usare l’opzione Controlli presente nel menu Opzioni, impostare Sega Controller nel menu a tendina posto accanto a Port A e cliccare sul pulsante Proprietà per accedere alla schermata che permette di configurare il controller. Dopo aver completato il tutto, pigiate su OK per due volte consecutive.

Per salvare i progressi di gioco, cliccate sul menu File e scegliete Save Quick State o in alternativa premete F5 mentre per caricare un salvataggio usate l’opzione Load Quick State oppure il tasto F6.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”354216″]

[articolo_with_img id=”354098″]

[articolo_with_img id=”354014″]

[articolo_with_img id=”353791″]

[articolo_with_img id=”353783″]

Categorie
Guide Linux

Come giocare ai giochi Sega Saturn su Linux

Anche se non è riuscita ad avere lo stesso successo della Genesis, la console Sega Saturn è stata una delle più apprezzate degli anni ‘90. Trovare degli esemplari usati in buone condizioni è molto difficile ma se avete un PC Linux potete risolvere questo problema utilizzando un emulatore gratuito. Nelle prossime righe di questa guida, dunque, vi spiegheremo come giocare ai giochi Sega Saturn su Linux tramite Yabause.

Yabause: cos’è

Yabause è un software di emulazione abbastanza rodato (quindi molto stabile) che è in grado di eseguire diversi giochi della console Sega Saturn. Lo scopo principale di questo tutorial è quello di permettere a chi ha avuto la vecchia console di tornare a utilizzare i giochi originali in possesso sfruttando un computer Linux. Vi sconsigliamo, quindi, di scaricare da Internet i file ROM dei titoli da emulare tramite Yabause in quanto violereste i diritti d’autore.

Come installare Yabause su Linux

Installare il software di emulazione Yabause non è un’operazione affatto difficile. Questo perché il programma è disponibile al download nei repository software di molte distribuzioni. Di seguito, trovate le indicazioni da seguire per procedere con l’installazione.

Ubuntu

sudo apt install yabause

Debian

sudo apt-get install yabause

Arch Linux

sudo pacman -S yabause-gtk o sudo pacman -S yabause-qt (versione Qt/KDE)

Fedora

Se utilizzate Fedora potete installare Yabause tramite il repository software RPM Fusion Free in quanto non è disponibile in quello ufficiale della distribuzione. Il primo passaggio da fare è quello di abilitare quest’ultimo repo. Per maggiori informazioni, date un’occhiata alla guida sottostante.

[articolo_with_img id=”349464″]

Compiuto correttamente questo step, aprite il terminale e installate Yabause su Fedora con sudo dnf install yabause -y.

OpenSUSE

Per quanto riguarda OpenSUSE, è possibile scaricare ed installare Yabause utilizzando il sito OpenSUSE Software. Dunque, aprite il browser predefinito, collegatevi alla pagina dell’emulatore e dopodiché cliccate sul pulsante Mostra pacchetti comunitari presente sotto la sezione OpenSUSE Tumbleweed. Fatto ciò, procedete con l’installazione cliccando semplicemente su Installazione 1-Click.

Altre distribuzioni Linux

Se avete una distro diversa da quelle elencate nelle scorse righe, potete installare l’emulatore della console Sega Saturn sul vostro computer compilandolo da zero attraverso il codice sorgente. Trovate le istruzioni nella pagina dedicata presente su GitHub.

Come giocare ai giochi Sega Saturn su Linux

Come giocare ai giochi di Sega Saturn su Linux

Completata correttamente l’installazione di Yabause, potrete finalmente iniziare a giocare ai titoli classici preferiti avviando innanzitutto l’emulatore. Fatto ciò, copiate sul PC Linux la ROM di un gioco per la console Saturn e accedete alle Preferenze cliccando sul menu Yabause nella finestra del programma di emulazione.

All’interno della finestra Yabause Configuration, cliccate sulla scheda Generale e individuate la sezione Cdrom. Fatto ciò, cliccate sul pulsante Browse, selezionate il file ISO del gioco e pigiate su OK per caricarlo nell’emulatore. A questo punto, per far partire il titolo, premete sul menu Yabause e selezionate Esegui oppure utilizzate la combinazione di tasti Ctrl+R.

Se volete modificare le impostazioni grafiche all’interno di Yabause, accedete sempre al menu Preferenze e dopodiché premete sulla scheda Video. Qui potete modificare la larghezza e l’altezza del video, il formato e così via. La stessa cosa vale anche per l’audio tramite la scheda Suono.

Nel caso in cui vorreste aggiungere un controller USB per giocare comodamente con il titolo desiderato, recatevi ancora una volta in Preferenze e questa volta cliccate sulla scheda Input. Fatto ciò, premete sull’opzione Pad in alto a sinistra e impostate l’opzione Linux Joystick Interface attraverso il menu a tendina posto accanto. Compiuto correttamente questo passaggio, potete assegnare i pulsanti a quelli del controller USB.

Per poterla salvare i progressi del gioco, cliccate sul menu Yabause mentre il titolo è in esecuzione e scegliete Salva stato > Salva. Al contrario, per caricare un salvataggio usate l’opzione Carica.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”354216″]

[articolo_with_img id=”354098″]

[articolo_with_img id=”354014″]

[articolo_with_img id=”353791″]

[articolo_with_img id=”353783″]

Categorie
Guide Apple

Come nascondere IP su iPad

Se volete navigare su Internet in completo anonimato utilizzando il vostro tablet iOS oppure accedere a un sito Internet non disponibile in Italia, potete affidarvi a dei semplici servizi che consentono di camuffare l’Internet Protocol in maniera molto semplice. All’interno di questa guida vi spiegheremo dunque come nascondere IP su iPad attraverso delle soluzioni davvero semplici.

Come nascondere IP su iPad tramite VPN

Il metodo più sicuro da poter utilizzare in questo momento per nascondere l’indirizzo IP del vostro tablet è una VPN (Virtual Private Network). Questa rete permette di bypassare il controllo di qualsiasi sorvegliante grazie all’utilizzo di un tunnel privato dotato di cifratura. In questo modo, il traffico effettuato su Internet non viene registrato in alcun modo e inoltre potrete accedere ai siti Internet bloccati in Italia. I migliori servizi VPN disponibili sulla piazza sono purtroppo a pagamento. Noi vi consigliamo di sfruttare NordVPN, IPVanish o PureVPN.

In alternativa, è possibile optare per dei servizi gratis che, però, presentano delle limitazioni. Per maggiori informazioni, vi consigliamo di dare un’occhiata alle guide elencate di seguito.

[articolo_with_img id=”266823″]

[articolo_with_img id=”337458″]

[articolo_with_img id=”341981″]

[articolo_with_img id=”271047″]

[articolo_with_img id=”344364″]

[articolo_with_img id=”345292″]

[articolo_with_img id=”181680″]

[articolo_with_img id=”273950″]

[articolo_with_img id=”248733″]

[articolo_with_img id=”299657″]

Come nascondere IP su iPad tramite server proxy

Un’altra soluzione altrettanto efficiente (anche se non quanto le VPN) è quella di sfruttare un server proxy. Questo sistema consiste in un server che si piazza al centro della vostra connessione ad Internet, mostrando agli altri un indirizzo IP diverso da quello reale.

Sulla piazza esistono sia proxy server gratuiti che a pagamento e ovviamente questi ultimi propongono delle funzionalità aggiuntive e delle performance migliori. Trovate alcune soluzioni molto efficienti nella guida sottostante.

[articolo_with_img id=”252538″]

[articolo_with_img id=”308635″]

Come nascondere IP su iPad

Come nascondere IP su iPad tramite Tor

Un altro metodo che vi suggeriamo di sfruttare per mantenere l’anonimato sul Web è la rete Tor. La funzione principale di questa rete è quella di farvi rimbalzare fra più server fino ad arrivare al nodo di uscita che vi mostrerà un IP mascherato.

L’unica pecca è che propone una velocità di navigazione piuttosto bassa, quindi è sconsigliato se avete bisogno di riprodurre un contenuto multimediale. Per iPad (e iPhone) è possibile sfruttare la rete Tor utilizzando Onion Browser. Si tratta di un software di navigazione Internet per iOS, gratuito e open source, basato su rete Tor che consente di navigare sul Web con maggior sicurezza e privacy senza alcun costo.

Come nascondere IP su iPad: altre soluzioni

Se non siete rimasti soddisfatti delle soluzioni riportate nelle scorse righe, vi consigliamo di provare le alternative che vi elenchiamo di seguito.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Categorie
Android Apple Guide

TikTok: come fare video

Molti di voi sicuramente avranno sentito parlare di TikTok. Conosciuto in Cina come Douyin, si tratta di un social network cinese lanciato a settembre 2016. In pochissimi anni, esso è diventato parecchio popolare, soprattutto fra i più giovani. Sicuramente molti di voi sapranno che è possibile creare brevi clip musicali della durata compresa tra i 15 e i 60 secondi. Se non sapete come procedere, allora questo tutorial farà al caso vostro. In particolare, nelle prossime righe vedremo insieme come fare video su TikTok seguendo alcuni semplici passaggi.

Premessa

Prima di entrare nel vivo del tutorial, è necessario creare un account per poter iniziare a fare video su TikTok. I passaggi da compiere sono davvero semplici. Innanzitutto, procedete con il download dell’app del social network dal Google Play Store su Android o dall’App Store su iOS e dopodiché avviatela una volta completata anche l’installazione.

Nel passaggio successivo, premete su Me in basso a destra e tappate su Iscriviti via telefono o e-mail se volete utilizzare un numero di telefono oppure un indirizzo e-mail oppure sulle icone di Facebook, Google, Instagram o Twitter per usare uno degli account. Da notare che su iOS è possibile effettuare l’accesso anche tramite account Apple. Basta pigiare su Accedi con Apple. Dopo aver scelto il metodo desiderato, inserite la data di nascita e premete sulla freccetta in basso a destra per proseguire. Da questo momento in poi avrete la possibilità di creare filmati su TikTok.

Come fare video su TikTok

Per poter filmare una breve clip sul social network musicale è necessario compiere dei passaggi davvero semplici. Dopo aver avviato l’app e creato un account, tappate sul + presente al centro del menu in basso e date eventualmente i consensi all’app di accedere alla fotocamera e al microfono. Nel passaggio successivo, premete sul pulsante circolare in rosso presente al centro per avviare la registrazione della clip.

Prima di avviare il filmato, potete decidere la durata fra 15 o 60 secondi scorrendo semplicemente sull’opzione desiderata. Tappando sulla nota musicale (su Android) o su Suoni (su iOS), potete aggiungere una traccia di sottofondo fra quelle proposte da TikTok. Pigiando sulla faccia da clown (su Android) o su Effetti (su iOS), invece, è possibile aggiungere un effetto all’inquadratura fra quelli offerti. Premendo sull’immagine in miniatura in basso a destra (su Android) o su Carica sempre in basso a destra (su iOS), potete prelevare un file multimediale direttamente dal vostro smartphone o tablet e caricarlo su TikTok.

L’app dà la possibilità di accedere ad altre opzioni utilizzando il menu che compare in alto a destra dopo aver premuto sui tre puntini orizzontali. In particolare, è possibile regolare la velocità del video (da 0.3x a 3x), attivare/disattivare la modalità bellezza, aggiungere un filtro (operazione possibile anche scorrendo verso destra o sinistra con il dito sullo schermo del device), impostare un timer di stop o attivare/disattivare la torcia flash. Volendo, il timer di stop può essere abilitato manualmente premendo una volta sul quadrato rosso in fase di registrazione.

TikTok: come fare video

Dopo aver creato la clip da pubblicare su TikTok, se è di vostro gradimento, premete su ✓ in rosso in basso a destra. Nella schermata successiva, l’applicazione consente di aggiungere una canzone (Suoni), un effetto (Effetti), un testo (Caratteri) oppure un adesivo (Sticker). Oltre a questo, tramite il menu collocato in alto a destra, potete applicare un effetto vocale, aggiungere un filtro e regolare il volume.

Una volta applicate tutte le modifiche desiderate, tappate sul pulsante Avanti per proseguire. L’ultimo passaggio consiste nell’aggiungere una descrizione al video ed eventuali hashtag e/o taggare amici. Inoltre, potete scegliere chi può visualizzare il filmato (Pubblico, Amici o Privato), abilitare/disabilitare i commenti, attivare/disattivare la funzione Duetto/Reazione e scegliere se salvare o meno il filmato nella galleria del device. Prima di pigiare su Pubblica, TikTok dà la possibilità di condividere il video anche su WhatsApp, Instagram, Facebook o Instagram Stories. Nel caso in cui non vorreste pubblicare subito il video, dovrete pigiare su Bozze per salvarlo nelle bozze e condividerlo su TikTok in un secondo momento.

Dubbi o problemi? Ti aiutiamo noi!

Se vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram. Se vuoi ricevere supporto per qualsiasi dubbio o problema, iscriviti alla nostra community Facebook.

Altri articoli utili

[articolo_with_img id=”328200″]

[articolo_with_img id=”354620″]

[articolo_with_img id=”355040″]