Era lo scorso Maggio 2015 quando vi parlavamo della startup israeliana Shine che, previi all’epoca potenziali accordi con gli operatori europei, avrebbe potuto offrire un metodo per bloccare completamente la visualizzazione degli annunci su connessioni dati mobile.
Ebbene, l’accordo c’è: l’operatore internazionale 3 sta pensando di bloccare la visualizzazione degli annunci sulla sua rete mobile e, di fatto, 3 UK e 3 Italia hanno firmato un accordo con Shine. Come il carrier la definisce, si tratta di una mossa per
Contrastare gli annunci mobile eccessivi e non rilevanti.
L’operatore sottolinea che l’intento non è eliminare del tutto l’advertising mobile, ma di dare il controllo ai propri clienti al fine di risparmiare banda; di fatto, l’operatore vorrebbe migliorare la privacy ed offrire ai propri clienti esclusivamente contenuti pubblicitari interessanti, ed inoltre fare in modo che siano gli advertiser, e non i clienti, a pagare il consumo dati dedicato alla visualizzazione degli annunci, sebbene non sia ancora chiaro come.
Nei mesi seguenti, 3 annuncerà i dettagli completi su come raggiungerà questi obiettivi, e lavorerà con Shine Technologies e con la comunità dell’advertising per offrire un’esperienza mobile migliore, più mirata e più trasparente agli utenti.
Pochi dettagli, dunque, che lasciano spazio a molta immaginazione: 3 potrebbe decidere di usare un meccanismo di whitelisting simile a quello di AdBlock Plus, oppure di rendere il blocco opzionale e permettere agli utenti di scegliere manualmente gli annunci che intendono visualizzare.
Sebbene possa apparentemente sembrare una cosa buona, il blocco degli annunci solleverà certamente polemiche sulla neutralità della rete – di fatto un filtraggio simile a livello operatore è una violazione di tali diritti – tirando su di sé l’interesse delle autorità; oltretutto, non ci aspettiamo che il mondo dell’advertising resti a guardare esercitando pressioni sull’Antitrust, che di fatto potrebbe bloccare sul nascere una pratica del genere.
Insomma l’intenzione c’è e tante aziende, specie quelle che offrono pubblicità particolarmente invasiva e remunerativa (spesso non filtrabile neppure da chi la incorpora nei propri siti web), potrebbero non prenderla bene.
Come al solito, chi vivrà vedrà.