Qualcuno ha pensato che l’approdo di servizi come Amazon, Netflix e Spotify, che offrono una enorme quantità di contenuti (libri, film, serie tv, album, brani…) a prezzi estremamente modici, avrebbero potuto dare una mazzata significativa al fenomeno della pirateria e della violazione del copyright.
A quanto pare le cose viste dall’altro lato non sono così rosee, a testimoniarlo è l’ultimo aggiornamento del rapporto sulla trasparenza reso disponibile da Google: nella settimana del 9 Novembre 2015, si registrano la bellezza di 1500 richieste al minuto di rimozione di link per violazione di copyright, che con un rapido calcolo si rivelano essere circa 25 al secondo.
Un numero davvero impressionante – e tra l’altro cresciuto in maniera esponenziale rispetto al 2011, anno in cui la pirateria vedeva uno dei suoi periodi più “floridi” – e che mostra come i maggiori publisher mondiali abbiano compreso una lezione importante: debellare del tutto la pirateria non è semplice e forse non capiterà mai, tuttavia non è sufficiente perseguire i siti pirata per condurli alla chiusura (spesso dopo lunghe battaglie legali) ma bisogna intervenire anche per togliere loro visibilità.
E quale occasione migliore di farli praticamente sparire dal motore di ricerca più usato al mondo?