Cinquecento milioni di dollari ed una smisurata prospettiva collegata all’auto-apprendimento: questi i presupposti dell’accordo che lega Google e DeepMind, società britannica specializzata proprio nel campo dell’intelligenza artificiale. Il colosso di Mountain View ha infatti assestato un grosso colpo, acquisendo una delle più rinomate società dell’intero Regno Unito (e con sede a Londra), per il campo della robotica.
O forse no.
Gli scenari plausibili per un’acquisizione del genere sono due, entrambi motivati da diversi fattori: il primo, quello più ovvio, è che Google voglia aggredire proprio la robotica creando macchine in grado di imparare ed agire in maniera completamente indipendente – o, almeno, nei limiti del possibile – dall’intervento umano, ipotesi avvalorata da una sorta di codice etico stretto, come parte del contratto, tra le due aziende.
In parole povere, la ethical board costruita dalle due aziende andrebbe a regolamentare l’utilizzo della tecnologia in possesso di DeepMind sui dati elaborati da Google: una sorta di freno che impedirebbe un utilizzo poco appropriato di una combinazione dei due fattori. Che sia paura di produrre robot che si ribellano alla volontà umana… oppure paura di un controllo ancora più compulsivo sulle abitudini degli utenti?
E’ in parte da qui che prende spunto anche la seconda opzione, ovvero che l’intelligenza artificiale sia applicata invece sul campo della ricerca: un meccanismo predittivo, magari come quello presentato recentemente da Amazon, che combinando i big data in possesso di Google sia in grado di predire e soddisfare i bisogni dei propri utenti prima ancora che questi si materializzano.
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In una sola frase, la volontà di sollevare l’utente finale anche dal compito di “pensare”. L’ipotesi più quotata sarebbe proprio la seconda, anche perché – secondo i bene informati – il potenziale a disposizione di DeepMind andrebbe a lavorare spalla a spalla con Jeff Dean di Google, un’autorità per quel che riguarda la ricerca, e non con Andy Rubin – volto di spicco della divisione robotica.
Oltretutto, sembra che almeno due dei progetti passati di DeepMind riguardassero “un sistema di raccomandazioni intelligenti per il commercio online” ed avessero “qualcosa a che fare con le immagini”.
Insomma, che sia per la robotica o per la ricerca, Google ha in mente di semplificare ulteriormente la vita ai suoi utenti.
A discapito forse della loro privacy, se di ricerca si tratta, ma questa è un’altra storia.