La storia recente di Motorola – o meglio, della sezione “mobility” di Motorola – è stata piuttosto travagliata: nel 2011 l’azienda fu acquistata da Google, per poi essere successivamente rivenduta a Lenovo e vedere progressivamente sparire il brand, fino all’eliminazione definitiva (soltanto del brand) che il big Cinese ha già annunciato.
Focalizziamoci sulla prima acquisizione, quella da parte di Google: già all’inizio fu chiaro che il big di Mountain View non avesse questo enorme interesse nell’affiancare un produttore hardware, storia confermata dalle successive affermazioni di Motorola (“Google ci tratta come tutti gli altri“) e dalla successiva vendita senza troppi problemi dell’azienda – o di ciò che ne rimaneva – ai cinesi di Lenovo.
Dunque, perché Google ha all’epoca acquistato Motorola? Semplice: perché, aveva bisogno di acquisire i suoi brevetti sia per incorporarne le tecnologie sia per evitare i cosiddetti “patent troll”. Insieme a Motorola Mobility, infatti, Google acquisì la bellezza di 17.000 brevetti – la cui maggioranza NON è stata ceduta a Lenovo durante la vendita.
Secondo un documento recentemente pubblicato, Google avrebbe intenzione di mettere in vendita un totale di 207 brevetti appartenuti a Motorola riguardanti la tecnologia alla base delle batterie. Tali brevetti sarebbero categorizzati in sei sezioni – tra cui quella della composizione chimica, dell’assemblaggio fisico e delle batterie ibride.
Analizzando i progressi nel mercato e constatando l’importanza sempre crescente delle fonti di alimentazioni in mobilità (specie riguardo a dispositivi appartenenti alla IoT, alle auto ibride e quant’altro), questo rappresenta – ammesso e non concesso che la vendita abbia riscontri positivi – un contributo abbastanza importante per le casse di Google e l’ulteriore concretizzazione di ciò che a Mountain View si aspettavano dall’acquisizione di Motorola: la monetizzazione proveniente dai brevetti.
