Prendo spunto da una notizia del lontano 2005, anno in cui avvenne uno storico sorpasso nelle vendite di laptop sui pc desktop, per parlarvi di un argomento interessante. Con l’avvento delle forti vendite degli smartphone e dei tablet negli ultimi 3 anni, una situazione analoga al 2005 si sta verificando in questi mesi danneggiando soprattutto i netbook, dispositivi tutti dotati di connessioni senza fili e legati fra loro da un unico punto in comune, la mobilità!
E’ evidente come i trend e le abitudini degli utenti ‘on the move’ siano profondamente cambiati in questi anni, a scapito magari della potenza, ma neanche tanto date le notizie circa smartphone che utilizzeranno processori quad core. I dispositivi stanno convergendo verso la mobilità e i collegamenti wireless, non solo per il WIFI, ma anche per sensori come GPS, Bluetooth e collegamenti dati UMTS.
L’infrastruttura probabilmente piu’ utilizzata da tutti questi apparecchi, al momento, è quella delle reti WIFI o WLAN (casalinghe o piccole/medie azienda) dove è possibile collegarsi alla rete locale grazie alla presenza di un Access Point o Router, dotati spesso anche di diverse porte Ethernet e uplink alla stessa rete locale verso un Modem o un Gateway per la connettività Internet.
A differenza di una rete cablata però, non è necessario collegarsi fisicamente alla LAN (non servono cavi) ma è necessaria soltanto la presenza di una scheda di rete Wireless (ormai integrate negli apparati portatili, smartphone e tablets) ed essere all’interno della copertura di rete del WiFi (solitamente in ambito casalingo parliamo di un raggio di circa 30 metri). Oltre al vantaggio della mobilità e facilità di accesso, però, ci sono alcuni problemi legati all’interferenza e sicurezza della trasmissione dei dati, a causa proprio della natura del mezzo fisico di trasmissione.
Un Access Point altro non è che l’equivalente ‘mobile’ di uno switch cablato che potrà fornire il nostro unico modo per collegarci alla rete o integrarci ad una LAN preesistente. Mentre l’aspetto fisico e la distanza che un cavo di rete copre per collegare un pc alla rete può essere facilmente stabilito, nel caso delle trasmissioni WiFi queste distanze non sono facilmente misurabili e sono soggette a diversi fattori di interferenza e sicurezza. Per quanti riguarda le reti senza fili, senza alcuna modifica o installazione di antenne esterne piu’ potenti (che dovrebbero essere sempre orientate contemporaneamente seguendo il piano orizzontale), si dovrebbe poter coprire idealmente anche un raggio di 100 metri.
Una volta che sono stati realizzati i collegamenti e le configurazioni di base, è utile applicare come best practice le seguenti precauzioni.
Per prima cosa consiglio di nascondere l’SSID (ovvero evitare che l’identificativo delle propria rete possa essere rilevato), filtrare i dispositivi che avranno l’accesso (attivando un meccanismo di MAC Filtering) e cambiare le impostazioni di base del proprio router ove possibile. Esempio: cambiare username/password di accesso al router, cambiare indirizzamento e, nel caso, eliminare il rilascio dinamico degli indirizzi (DHCP Server). In alcuni casi è anche possibile regolare l’intensità del segnale per limitarne la portata.
Tutte queste indicazioni però non sono affatto sufficienti per creare i presupposti per la messa in sicurezza della propria rete wireless domestica : è necessario quindi attivare almeno una crittografia di tipo WPA, meglio se WPA2, e, dove possibile, evitare di utilizzare il vecchio protocollo WEP, vulnerabile e facilmente aggirabile anche per un non esperto.
Per quanto riguarda invece la portata o la risoluzione di alcuni problemi, come scarsa ricezione, disconnessioni, lentezza di navigazione sulla LAN o segnale basso, è possibile agire sulla modifica del canale di trasmissione in modo da evitare che si vada a sovrapporre ai canali delle reti wifi nelle vicinanze, dato che è possibile selezionarne l’utilizzo fra un massimo di 11 canali disponibili. Per reti wireless 802.11b/g è necessario selezionare un canale non congestionato che sia distante almeno 5 canali fra quelli attivi con intensità maggiore.
I canali solitamente piu’ utilizzati sono, infatti, l’1, il 6 e l’11 che risultano con frequenze non sovrapponibili fra loro; particolari router/access point di fascia piu’ alta sono dotati di un selettore automatico del canale migliore. In ogni caso non è necessario agire sul canale di trasmissione lato dispositivo di accesso in quanto è selezionato e negoziato in automatico in fase di autenticazione e associazione sull’Access Point.
Per facilitarci nella scelta del canale ottimale, vi presento una serie di tool interessanti sia per Android, sia per Windows e sia per Linux. Sul market Android ho trovato molto utile Wifi Analyzer che richiede l’installazione anche di una libreria a parte (Wifi connecter library).
Il tool è molto utile in quanto ci mostra una serie di parametri delle reti wireless a noi vicine, un grafico dei canali utilizzati dalle diverse reti, un grafico temporale dell’intensità segnale espresso in dBm, un grafico di valutazione canale, un elenco AP dettagliato e un comodo indicatore di segnale con relativo display analogico e suono per misurarne l’intensità.
Sulla pagina del market trovate questo interessante tutorial in lingua inglese:
Per Linux vi consiglio l’utilizzo di Wavemon (per Ubuntu lo trovate nei repository) da utilizzare sotto terminale con interfaccia ncurses. Anch’esso illustra l’elenco degli AP attivi, un grafico di segnale e una serie di parametri utili della rete a cui si è connessi fra cui il canale, il livello di segnale, la qualità del segnale, statistiche sui dati trasferiti in tx/rx, indirizzi ip e mac address e la velocità di connessione.
Applicativi simili per piattaforma Windows sono NetStumbler e InSSIDer.
Infine, è bene precisare le velocità di connessione dei dispositivi wifi certificati al momento più diffusi in base al protocollo 802.11 utilizzato:
- 801.11a – raggiunge un buon raggio di azione, permette velocità teoriche di scambio dati di 54 Mbit/sec. e trasmette sulla frequenza di 5,8 Ghz.
- 802.11b – permette una velocità massima teorica dei dati di 11 Mbit/sec., e trasmette sulla frequenza di 2,4 Ghz, pertanto non è compatibile direttamente con una rete 802.11a.
- 802.11g – raggiunge velocità teoriche di 54 Mbit/sec. trasmette su frequenze di 2,4 Ghz. È totalmente compatibile con lo standard b ma quando si trova a operare con periferiche b deve ovviamente ridurre la sua velocità a quella dello standard b.
- 802.11n – ratificato da poco, raddoppia le velocità di collegamento e promette ulteriori miglioramenti grazie soprattutto all’impiego di piu’ antenne (MIMO) per lo scambio dati fino a superare i 500 Mb/sec. e adatte soprattutto per applicativi multimediali. La maggior parte degli attuali apparecchi wifi, smartphone e tablets inclusi, ormai sta adottando proprio quest ultimo protocollo.
Su Wikipedia troviamo una tabella riassuntiva dei protocolli wifi. E’ buona norma anche valutare l’utilizzo di apparati con le stesse caratteristiche di protocollo, pena l’impossibilità di accedere o una relativa lentezza nei collegamenti. E’ bene anche indicare che le normali antenne fornite con gli access point wifi sono realizzate per lavorare sul piano orizzontale; pertanto, nel caso di scarsa ricezione su più piani, sarebbe idoneo attivare un ulteriore punto di accesso wireless per coprire la zona. E voi avete messo a punto la mobilità dei vostri dispositivi wireless?