I TV Box Kodi basati su sistema Android sono un vero successo, il perché è di semplice spiegazione. Sono dei dispositivi assolutamente versatili che con una spesa irrisoria riescono a trasformare il vecchio televisore in una smart TV. Per un po’ i TV Box Android si sono contesi questo segmento di mercato con il Chromecast di Google che è anche lui un’ottima soluzione per aggiornare la propria TV con la minima spesa.
Di recente pare che l’interesse per l’ottima soluzione di Google, almeno nel nostro Paese, stia scemando a favore proprio dei rivali TV Box. Il perché di questo trend potrebbe essere da ricercarsi nella capacità di questi ultimi di eseguire facilmente Kodi con tutti i suoi Addons ufficiali e non. Ma perché dovremmo volere una smart TV?
[articolo id=”202757″]
Le ragioni sono molteplici, una televisione connessa ad Internet (appunto una Smart TV) dà accesso ad una quantità di contenuti che un utente della televisione tradizionale, ed a volte anche delle pay Tv, può solo sognare.
Inoltre, oramai il pubblico più giovane è spostato su una fruizione dei contenuti molto diversa rispetto alle generazioni precedenti. Ciò ha fatto la fortuna di servizi emergenti come Netflix. Siamo abbastanza insofferenti ai palinsesti e preferiamo le soluzioni on demand così da poter vedere ciò che ci aggrada quando ci aggrada.
Che cos’è Kodi? Che ci fa sul mio TV Box?
Kodi è una applicazione open source disponibile su diverse piattaforme, è il discendente diretto di un progetto nato per la prima Xbox, xbmc (che stava per Xbox Media Center). L’app si è davvero molto evoluta e adesso è davvero multipiattaforma (disponibile per Android, iOS, PC, Linux eccetera) ed è difficile che un sistema non abbia la sua versione Kodi disponibile.
Per semplificare, KODI è un media center, un’applicazione che permette di riprodurre contenuti multimediali di ogni tipo in una interfaccia navigabile via telecomando e pensata per le TV!
KODI, inoltre, deve il suo successo anche ad un numero davvero impressionante di Addon ufficiali e non che ne espandono in maniera impressionante le capacità.
Ci sono comodi Addon ufficiali gratuiti come quello di Itasa e Opensubtitles che permettono di scaricare automaticamente i sottotitoli migliori per i vostri contenuti.
[articolo id=”246432″]
Ci sono inoltre un numero impressionante di Addons non ufficiali, che permettono l’accesso a contenuti di ogni genere si va dai canali televisivi in chiaro, ai canali satellitari nostrani e di altri paesi, dagli eventi sportivi, alle serie in streaming. Alcuni Addon non ufficiali potrebbero violare i diritti di qualcuno, si consiglia quindi di prestare moltissima attenzione per evitare quelli che forniscono contenuti illegali.
Kodi è stato così fondamentale per il successo dei TV Box basati su sistema Android che TV Box e Kodi sono divenuti un binomio inscindibile. Ad oggi è davvero difficile trovare una soluzione in commercio che non abbia già dalla prima accensione una versione installata del famoso media center.
Lo sviluppo di Kodi ha di recente portato al rilascio della versione 17, consultate la nostra guida per aggiornare il vostro kodi alla nuova versione dotata della nuova interfaccia Estuary.
[articolo id=”246753″]
Per gestire al meglio ed installare nel modo più facile Addons e Repo vi consigliamo questa ottima e purtroppo poco conosciuta app:
[articolo id=”246938″]
Anche io voglio un TV Box Kodi: cosa consigliate?
Abbiamo già trattato e recensito dei buoni TV Box basati su sistema Android perfettamente capaci di eseguire Kodi. Prima di lasciarvi al nostro post in cui abbiamo elencato i migliori, ci permettiamo di darvi alcuni consigli per fare un acquisto consapevole e adatto alle vostre esigenze:
Primo consiglio: se avete intenzione di usare il TV Box Kodi per lo streaming video (anche per vedere Netflix) vi consigliamo di riflettere su dove intendete posizionare il vostro apparecchio, se vicino o lontano dal router, e se intendete collegarlo via cavo Lan o Wi-Fi. Nel primo caso sarete tranquilli con praticamente ogni modello, nel secondo si consiglia fortemente di optare per un modello dalla buona ricezione.
Secondo consiglio: ma potrebbe benissimo essere un primo consiglio bis. In genere i TV Box Kodi con Android non hanno una grandissima ricezione, quindi se siete nel dubbio vi consigliamo di acquistarli da Amazon o sfruttare il nostro motore di ricerca di offerte. Costerà leggermente in più su Amazon ma avrete diritto al reso se il vostro dispositivo non riesce a connettersi in quanto un TV Box scollegato dalla rete tende a perdere gran parte della sua utilità.
Terzo consiglio: non commettete l’errore di comprare un TV Box per eseguire solo Kodi, quindi non credete vi serva una gran potenza. E’ tutto il contrario! Purtroppo proprio la versione Android di questa applicazione non brilla per ottimizzazione, e quindi è consigliabile avere un po’ di potenza in più sotto il cofano per non veder soffrire il vostro nuovo acquisto dopo l’installazione dei primi addons.
Quarto consiglio: scegliete dispositivi dotati di processori potenti, è consigliabile almeno un Amlogic S905X accoppiato con almeno 2 GB di memoria RAM. Gran parte dei TV Box Kodi economici usano processori Amlogic per contenere i costi, e quindi anche il prezzo di vendita. Gli Amlogic non sono di per sé processori pessimi, anche se la versione ufficiale di Kodi è poco ottimizzata per questa piattaforma (se avete una CPU di questo produttore vi consigliamo fortemente di dare una occasione a SPMC, gli abbiamo dedicato un articolo).
Adesso che vi siete beccati i miei consigli posso lasciarvi pienamente informati alla lista d’acquisto dei migliori TV Box presenti sul mercato, che trovate raccolti nel seguente articolo:
[articolo id=”198190″]
Speriamo fortemente che troverete il vostro compagno ideale: se avete dubbi non esitate a lasciarci un commento!
L’aspect ratio (anche conosciuto come formato standard) in fotografia è un componente piuttosto importante per i nostri scatti. Ma cosa si intende con l’utilizzo di questo termine?
In parole povere non è altro che la proporzione fra lunghezza ed altezza di una fotografia. Sia durante lo scatto che in fase di post nella oramai stragrande maggioranza di dispositivi è possibile scegliere il formato standard ma nonostante ciò tutti, prima o poi, sono caduti nella tentazione di ridimensionare a caso una propria foto senza considerare che esistono delle regole ben precise da osservare.
Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Standard e fattore di moltiplicazione
Il fattore di moltiplicazione lo ritroviamo in tutti i formati (che andremo ad elencare qui di seguito) e si riferisce al rapporto tra il lato lungo e il lato corto dell’immagine. Per fare subito un esempio, possiamo far riferimento ad uno standard con fattore di moltiplicazione 0,75 (formato 3/4). Supponiamo ora di avere la nostra foto alta 2000 pixel, per rispettare il fattore di forma e sapere quanto dovrà essere larga la nostra immagine basterà moltiplicare il fattore dell’altezza per il fattore di moltiplicazione ottenendo in questo caso 1500 pixel come risultato.
Gran pare dei formati che di seguito andremo ad illustrare appartengono alla fotografia con pellicola e sono rimasti invariati con l’arrivo del digitale anche se però ci sono state delle nuove comparse. Useremo inoltre la stessa foto tagliata in post produzione come esempio per capire cosa cambia tra i vari fattori di forma.
Standard 4/3
Il 4/3 è lo standard per eccellenza degli ormai preistorici televisori a tubo catodico e degli schermi per il pc non panoramici ed ha un fattore di moltiplicazione pari a 1,334. Questo genere di standard viene utilizzato a volte dalle fotocamere compatte ma per via del suo formato piuttosto tozzo e leggermente sproporzionato rispetto alle immagini panoramiche fatica ad affermarsi nel mondo della fotografia. La sua versione capovolta (3/4) invece è molto utile per le foto in verticale.
Standard 3/4
Come preannunciato poco prima questo non è altro che la versione verticale del 3/4 ma il fattore di moltiplicazione cambia, in questo caso è di 0,75. Questo genere di formato riesce a dare un maggiore senso di equilibrio ai propri scatti verticali riuscendo a darne risalto.
Standard 3/2
Questo è senza dubbi lo standard per eccellenza, utilizzato nei 35mm delle vecchie reflex ed in uso tutt’ora in gran parte delle fotocamere.Ha un fattore di moltiplicazione di 1,5 e si presenta come un rettangolo stabile,ben proporzionato ed ottimo in quasi tutti gli ambiti per la fotografia in orizzontale.Per la fotografia verticale è un po’ sconsigliato in quanto tende a distrarre l’osservatore.
Standard 1/1
È un formato utilizzato in fotografia anche se poco convenzionale. Si presenta con una forma quadrata e un fattore di moltiplicazione pari a 1. Questo genere di scatto da l’idea di una foto molto bilanciata anche se a volte è davvero difficile dar vita ad una composizione apprezzabile con un rapporto del genere.
Standard 16/9
Il 16/9 è approdato inizialmente nel mondo del cinema ma successivamente diventato uno standard anche in termini fotografici. Si presenta con un formato allungato, ha un fattore di moltiplicazione pari a 1,778 ed è adatto alla fotografia panoramica perchè rende l’immagine molto simile alla visione umana. Assolutamente sconsigliato per le immagini verticali.
Standard 21/9
Il 21/9, anche conosciuto come Ultra Wide ha un fattore di moltiplicazione di 2,370 ed è utilizzato principalmente nel mondo del cinema. Negli ultimi tempi però qualcosa si sta smuovendo, grazie all’arrivo dei monitor ultra panoramici o curvi questo formato può avere anche all’infuori del mondo cinematografico un futuro in quanto capace di dare un effetto piuttosto immersivo.
Questa carrellata di standard, però, ha un obiettivo ben preciso: aiutarvi a migliorare i vostri scatti e a non commettere l’errore di ridimensionare una foto a caso.
Un ridimensionamento errato potrebbe andare a rovinare la visualizzazione dei vostri scatti sui dispositivi o supporti, come ad esempio il monitor di un pc, una tv, un cellulare oppure la stampa su carta fotografica. Qui di seguito qualche esempio relativo alle risoluzioni e qualche consiglio per una visualizzazione ottimale:
Visualizzazione su monitor o TV – In questo caso il consiglio è quello si conoscere la risoluzione nativa del display ed esportare di conseguenza la fotografia per una visualizzazione ottimale. Ad esempio, supponiamo di avere un display Hd Ready allora esporteremo il file puntando su una risoluzione pari a 1360×760; in Full HD con risoluzione pari a 1920×1080; in 4K con risoluzione pari a 4096×2048 e così via.
Visualizzazione su cellulari e tablet – In questo caso abbiamo una gamma un po’ più ampia di risoluzioni. Su smartphone si va dai 480×640 presenti su un display di fascia media fino ad arrivare ad una risoluzione quadHD pari a 1440×2560. Su tablet invece passiamo dai 1024×768 di un tablet di fascia media per arrivare ad un massimo di 2560×1600 pixel dei tablet appartenenti alla fascia alta.
Stampa su carta fotografica – Per la stampa su carta fotografica conviene sempre mantenere la proporzione di 3/2 per avere sempre una stampa ottimale. Ma ovviamente questo è solo un consiglio, nessuno vi impedisce di tagliare le immagini come vi piace e di creare delle forme particolari anche se è sempre un bene tener conto delle regole.
Chi non compra una nuova TV ormai è cosciente del fatto che oltre alla semplice visione di canali del digitale terrestre è possibile sfruttare delle app grazie ad un sistema operativo espandibile, chiave per ottenere una Smart TV. In maniera simile al PC, ad un browser web o ad uno smartphone sulle moderne smart TV possiamo installare varie applicazioni (come Netflix e YouTube), di solito è sufficiente collegare la smart TV alla rete Internet (sempre più spesso via WiFi, ma anche via Ethernet).
Ma anche sulle smart TV bisogna fare attenzione a quale produttore ci affidiamo: in alcuni casi i sistemi operativi “smart” offrono davvero pochissime app, spesso non aggiornate, oppure si appoggiano unicamente al browser per offrire i contenuti del Web, in maniera decisamente molto limitata. Se dobbiamo acquistare una Smart TV prima di guardare la scheda tecnica (comunque utile per capire le capacità del TV) conviene informarci sui sistemi operativi delle TV Smart attualmente in circolazione per evitare di trovarci con una TV Smart che fa meno cose di una TV normale con un Chromecast collegato (quest’ultimo comunque sfruttabile anche sulle Smart TV).
Vediamo insieme le migliori piattaforme delle Smart TV esistenti sul mercato.
[articolo id=”248379″]
Sistemi operativi delle TV Smart
Sony: Android TV
Se puntate su una Smart TV targata Sony abbastanza recente potete sfruttare la piattaforma Android TV, che riprende le funzionalità del più famoso sistema operativo per smartphone e la porta su TV, con tanto di app ed aggiornamenti. I possessori di smartphone Android possono utilizzare il cellulare per controllare direttamente il televisore utilizzando anche controlli vocali; il supporto a Google Cast permette di inviare qualsiasi contenuto video dalle app alla TV (alla stregua di un Chromecast la TV verrà “vista” dal simbolo Cast). La piattaforma Android TV è in continua crescita ed è allo stato attuale delle cose è senza ombra di dubbio la migliore piattaforma per sfruttare le capacità Smart TV, prendendosi il primo posto tra i sistemi operativi delle TV Smart.
Anche Sharp e Philips utilizzano Android TV su alcuni modelli di televisori, ma in questo caso la gamma è meno ampia rispetto a quella vista su Sony. Confermati in blocco tutti i vantaggi già visti su Sony, ma in questo caso bisogna fare più attenzione: Sharp e Philips hanno anche un sistema operativo proprietario, che anche se presenta funzionalità Smart non è all’altezza della piattaforma offerta da Android TV.
Panasonic ha creduto su Firefox OS fin da subito e la piattaforma è tra le migliori viste su TV: velocissima, con tante app/webapp e il browser Firefox integrato nella piattaforma. Al momento è possibile comprare TV Panasonic con Firefox OS su Amazon.it.
Samsung offre due sistemi operativi delle TV Smart, entrambi validi e ben supportati. Smart Hub è la piattaforma storica di Samsung, supportata egregiamente dai smartphone dello stesso produttore o dagli altri prodotti Samsung (Decoder, Lettori Blu-Ray etc.). Tizen OS è il sistema operativo open source sviluppato sempre da Samsung che offre maggiore espandibilità, in stile Android TV.
Pochi TV al momento offrono Tizen OS, ma nel caso di Samsung la differenza tra le due piattaforme al momento è minima, magari più in là Samsung punterà solo su Tizen OS.
WebOS è forse il sistema operativo più bello graficamente e con le applicazioni più numerose. WebOS ha una barra delle applicazioni che si apre dalla parte inferiore dello schermo dove scegliere quale app avviare o quale funzionalità aprire. La velocità di questo sistema è il punto di forza: si può passare da canali TV a Netflix in meno di 2 secondi. Assicuratevi di acquistare TV con versioni di WebOS aggiornate (2.0 o 3.0) così da avere sempre le app più aggiornate per i servizi più utilizzati (Netflix, YouTube, Google Play Film etc.). Da avere a tutti i costi.
Se abbiamo un dispositivo con sistemi operativi delle TV Smart mostrate in questa guida e/o abbiamo una vecchia smart TV con poche e vecchie app possiamo comunque rimediare in maniera semplice: basta seguire le nostre guide per rendere smart una TV qualsiasi.
[articolo id=”202757″]
[chi_articles_tag section_title=”Da non perdere” tag_slug=”smart-tv” posts_per_page=”10″ order=”DESC” load_more=”Carica altri”]
La scheda SD è a tutti gli effetti uno degli elementi principali per la vostra macchina fotografica ma spesso e volentieri viene scelta a caso soprattutto sotto l’influenza di prezzi scontatissimi che portano all’acquisto di un prodotto che non è realmente valido (non sempre ovviamente) per ciò che dovete andare a fare.
Però a questo punto subentra un problema: come scegliere la scheda di memoria riuscendo a capire tutte quelle sigle, tutti quelle abbreviazioni senza avere in cambio un fortissimo mal di testa? Ci pensiamo noi a fare un po’ di chiarezza per mezzo di questo articolo! Iniziamo col definire alcuni concetti base per poi passare successivamente al succo del discorso.
Fotocamere e scheda SD: come interagiscono?
Questa è senza dubbio la domanda principale da porsi, esistono vari standard di velocità,di compatibilità, di massima capacità e cosi via. Vediamoli nel dettaglio:
Formato della scheda SD supportato
La stragrande maggioranza di macchine fotografiche (che siano esse reflex, mirrorless o compatte) presenti sul mercato hanno a disposizione uno slot per inserirvi una scheda di memoria SD ma non è così per tutte.
Diverse macchine fotografiche utilizzano un altro genere di memoria, conosciuto come CF (compact flash). Questo tipo di memoria generalmente lo ritroviamo, nonostante sia un formato più vecchio rispetto le schede SD, su alcune fotocamere di alta gamma e di livello professionale. Questo standard di memorie si presentano con una maggiore robustezza, grandezza ed un costo superiore rispetto ad una scheda SD.
Compatibilità
Questo è un aspetto da non sottovalutare se si vuole avere il meglio in termini di resa della memoria. Generalmente all’interno dei manuali d’uso delle fotocamere è possibile trovare una lista delle schede compatibili con essa. Ciò non vuole per forza dire che una scheda non possa funzionare bene su quella determinata fotocamera, ma con una memoria presente tra quelle consigliate sarete sicuri di non aver alcun tipo di problema.
Massima capacità supportata e classe di velocità supportata
Ebbene si, ogni fotocamera ha un proprio limite di capacità massima supportata che varia in base alla categoria, al tipo ed alla fascia di fotocamera. Acquistare una scheda SD che superi la capacità massima supportata è a tutti gli effetti un dispendio di soldi inutile proprio perchè la fotocamera riconoscerà la memoria fino al raggiungimento della soglia limite.
Discorso analogo va fatto per la classe di velocità con l’aggiunta che esistono diversi protocolli in questo caso, per la precisione sono 3:
Protocollo Standard (con velocità minima garantita che oscilla tra i 2 e i 10 Mb/sec)
Protocollo UHS-I (10-312 Mb/sec)
Protocollo UHS-II (30-312 Mb/sec)
Le varie tipologie di scheda SD
È possibile suddividere le schede di memoria SD presenti sul mercato in varie tipologie, soprattutto in base alla loro capacità di archiviazione.
Scheda SD standard
Sono le prime schede messe in vendita, ormai queste sono memorie cadute quasi in disuso e che non è possibile più acquistare in giro perchè rimosse dal commercio. Stiamo parlando di memorie dalla ridotta capacità di archiviazione (massimo 2 gb).
SDHC
Le SDHC (la sigla sta per Secure digital high capacity) sono delle memorie, come possibile capire dallo stesso nome, più capienti. La capacità di archiviazione in questo caso si attesta in un valore che varia da 4 a 32 gb.
SDXC
Le SDXC ( anche conosciute come Secure digital eXtended capacity) sono memorie a tutti gli effetti immense che vanno ben oltre l’uso che ne fa un amatore comune. La loro capacità parte dai 64 gb fino ad arrivare a 2 tb!
Ma quanta memoria serve?
Questa è una domanda che molte persone si pongono e la risposta più naturale da dare in questi casi è la seguente: se l’utilizzo che dovete farne è quello legato strettamente alla fotografia o magari a video con risoluzione in full hd allora vi conviene optare per delle schede dalle dimensioni ridotte ( 16 o 32 gb che siano) puntando sull’acquisto di più schede così da dilazionare il carico presente sulle memorie.. In fin dei conti stiamo pur sempre parlando di una memoria digitale che potrebbe rimanere compromessa in qualsiasi momento con il rischio di perdere file. Nel caso in cui facciate riprese in 4k allora non avete scelta e siete costretti a ricorrere a delle memorie più capienti viste le ingenti dimensioni di un file 4k non compresso.
Velocità scheda SD
Quello della velocità è uno dei parametri più importanti da tenere in considerazione per l’acquisto di una memoria. Questo parametro influenza in modo sostanziale l’esperienza di utilizzo soprattutto nelle seguenti condizioni:
Girare video in alte risoluzioni – Nonostante la banda richiesta non sia eccessivamente alta durante la registrazione di un video c’è da dire però che questa richiesta avviene per dei lunghi periodi di tempo (in base alla lunghezza del video girato) e dunque la scheda SD deve essere in grado di garantire una banda minima costante senza interruzioni.
Scattare foto a raffica – Un’azione del genere richiede senza alcun ombra di dubbio una elevata velocità della memoria per immagazzinare rapidamente tutte le informazioni catturate dalla fotocamera in fase di scatto.
Trasferimento dei file RAW – Come già spiegato in un articolo dedicato i file raw contengono più informazioni rispetto ad un jpeg e di conseguenza il peso effettivo del file sarà maggiore. Nel momento in cui decidessimo di spostare i nostri scatti su un pc per dar luogo alla fase di post-produzione ovviamente dovremmo essere consci del fatto che una velocità superiore della memoria permette tempi di trasferimento (e dunque di attesa) minori.
[articolo id=”246837″]
Come leggere la velocità di una scheda SD
Dopo le varie definizioni trattate poc’anzi andiamo a capire come riconoscere la velocità e la classe di velocità di una memoria SD. Per farlo ricorriamo ad una immagine esplicativa per rendere più semplice possibile il concetto.
Classi di velocità
Le varie classi di velocità indicano la velocità minima garantita per un trasferimento, questi valori variano da 2 mb su una memoria di classe 2 fino ad arrivare a 30mb su una memoria UHS 3 . Vediamo nell’infografica qui di seguito come funziona nel dettaglio e le applicazioni che si possono svolgere in base alla classe di memoria:
Una volta fatta chiarezza su questi argomenti possiamo concludere con una scelta delle schede consigliate da noi di ChimeraRevo in base ai vari tipi di utilizzo.
Scheda SD per il fotografo amatore
Se fai parte di questa categoria e dunque scatti ma senza un obiettivo preciso ( per hobby insomma), ti capita di fare qualche volta dei video con risoluzione HD o fullHD allora sarà possibile acquistare con una spesa di circa 20 euro una memoria affidabile e precisa per le tue esigenze e perché no anche capiente vista la sua dotazione di 32gb.
SanDisk Extreme Scheda di Memoria, SDHC da 16 GB fino a 90 MB/sec, Classe 10, U3
Velocità ottime per scatti rapidi in modalità Burst, trasferimenti veloci di contenuti e 4K UHD
Velocità di scrittura fino a 40 MB/sec per rapide prestazioni di scatto continuo e fino a 90 MB/sec per veloci trasferimenti di dati
Offre inoltre la classe di velocità UHS 3 (U3) per la ripresa di filmati in Full HD e 4K UHD
Disponibile con capacità comprese fra 16 e 256 GB per riprese video di grande durata e sessioni di scatto in modalità continua
Realizzata e testata per funzionare in condizioni estreme; impermeabile, resistente alle temperature, agli urti e ai raggi X
SanDisk Extreme Scheda di Memoria, SDHC da 32 GB fino a 90 MB/sec, Classe 10, U3, V30
Velocità ottime per scatti rapidi in modalità Burst, trasferimenti veloci di contenuti e 4K UHD
Velocità di scrittura fino a 40 MB/sec per rapide prestazioni di scatto continuo e fino a 90 MB/sec per veloci trasferimenti di dati
La classe di velocità video UHS 30 (V30) garantisce una scheda in grado di ottenere progressi nell’ambito della realtà virtuale e di riprendere video a 360°
Offre inoltre la classe di velocità UHS 3 (U3) per la ripresa di filmati in Full HD e 4K UHD
Disponibile con capacità comprese fra 16 e 256 GB per riprese video di grande durata e sessioni di scatto in modalità continua
Realizzata e testata per funzionare in condizioni estreme; impermeabile, resistente alle temperature, agli urti e ai raggi X
Queste memorie nonostante il costo ridotto sono molto affidabili ed hanno rispettivamente una classe U3 (le due SanDisk da 16 e 32 GB) ed U1 (la Lexar) dunque tutte capaci di raggiungere velocità minime molto elevate.
Scheda SD per un uso più professionale/videomaking
Nel caso in cui oltre a scattare molte foto (in ambito lavorativo e non) ti trovi a girare dei video in 4k allora la tua scelta dovrà ricadere sicuramente su qualcosa di diverso con tagli di memoria che vanno dai 64gb ai 256gb.
Per il taglio da 64gb proponiamo queste due alternative, entrambe molto valice, di classe U3 ma con la differenza che seconda ha uno speed rate superiore.
Lexar Professional Scheda SDXC, 64 GB, Velocità fino a 150 MB/s, 1000x, UHS-II
Prestazioni a velocità elevata: sfrutta la tecnologia UHS-II (U3) per una velocità di lettura fino a 1000x (150 MB/s)
Cattura immagini di qualità elevata e video 1080p full HD, in 3D e 4K di maggiore durata con fotocamere DSLR, videocamere HD o fotocamere 3D
Le opzioni a elevata capacità fino a 256 GB ti permettono di scattare più a lungo senza dover cambiare schede
Trasferimenti di file a velocità elevate dalla scheda al computer, per accelerare notevolmente il flusso di lavoro
Include il software scaricabile Image Rescue per recuperare la maggior parte delle foto e dei file video selezionati
[lista_offerte_api titolo=”Offerte Lexar Professional Scheda SDXC” keywords=”Lexar Professional Scheda SDXC”][offerta_api store=”amazon” url=”http://amzn.to/2mwoTY2″][/lista_offerte_api]
Lexar Professional Scheda SDXC, 64 GB, Velocità fino a 300 MB/s, 2000x, UHS-II/U3, con Lettore USB 3.0
Performance rapide – la tecnologia UHS-II (U3) permette una velocità di lettura fino a 2000x (300MB/s)
Include il lettore SD UHS-II che permette un’eccezionale velocità di trasferimento dalla scheda al computer, consentendo di accelerare notevolmente il ciclo di lavoro
Consente di catturare immagini di alta qualità e girare video di lunga durata in full-HD 1080p, 3D e 4K di altissimo livello con fotocamera DSLR, camcorder HD o fotocamera 3D
Include la possibilità di scaricare il software Image Rescue® per recuperare la maggior parte delle foto e dei file video
Retrocompatibile con dispositivi UHS-I
[lista_offerte_api titolo=”Offerte Lexar Professional Scheda SDXC” keywords=”Lexar Professional Scheda SDXC”][offerta_api store=”amazon” url=”http://amzn.to/2mheYF9″][/lista_offerte_api]
Anche per i 128gb proponiamo due alternative di classe U3 con speed rate differenti.
Lexar Professional Scheda SDXC, 128 GB, Velocità fino a 150 MB/s, 1000x, UHS-I
Prestazioni a velocità elevata: sfrutta la tecnologia UHS-II (U3) per una velocità di lettura fino a 1000x (150 MB/s)
Cattura immagini di qualità elevata e video 1080p full HD, in 3D e 4K di maggiore durata con fotocamere DSLR, videocamere HD o fotocamere 3D
Le opzioni a elevata capacità fino a 256 GB ti permettono di scattare più a lungo senza dover cambiare schede
Trasferimenti di file a velocità elevate dalla scheda al computer, per accelerare notevolmente il flusso di lavoro
Include il software scaricabile Image Rescue per recuperare la maggior parte delle foto e dei file video selezionati
[lista_offerte_api titolo=”Offerte Lexar Professional Scheda SDXC” keywords=”Lexar Professional Scheda SDXC”][offerta_api store=”amazon” url=”http://amzn.to/2mIqGWy”][/lista_offerte_api]
Lexar Professional Scheda SDXC, 128 GB, Velocità fino a 300 MB/s, 2000x, UHS-II/U3, con Lettore USB 3.0
Performance rapide – la tecnologia UHS-II (U3) permette una velocità di lettura fino a 2000x (300MB/s)
Include il lettore SD UHS-II che permette un’eccezionale velocità di trasferimento dalla scheda al computer, consentendo di accelerare notevolmente il ciclo di lavoro
Consente di catturare immagini di alta qualità e girare video di lunga durata in full-HD 1080p, 3D e 4K di altissimo livello con fotocamera DSLR, camcorder HD o fotocamera 3D
Include la possibilità di scaricare il software Image Rescue per recuperare la maggior parte delle foto e dei file video
Retrocompatibile con dispositivi UHS-I
[lista_offerte_api titolo=”Offerte Lexar Professional Scheda SDXC” keywords=”Lexar Professional Scheda SDXC”][offerta_api store=”amazon” url=”http://amzn.to/2mIEIHY”][/lista_offerte_api]
Ed infine, per il taglio da 256gb, consigliamo questa scheda SD:
Lexar Professional Scheda SDXC, 256 GB, Velocità fino a 150 MB/s, 1000x, UHS-II
Prestazioni a velocità elevata: sfrutta la tecnologia UHS-II (U3) per una velocità di lettura fino a 1000x (150 MB/s)
Cattura immagini di qualità elevata e video 1080p full HD, in 3D e 4K di maggiore durata con fotocamere DSLR, videocamere HD o fotocamere 3D
Le opzioni a elevata capacità fino a 256 GB ti permettono di scattare più a lungo senza dover cambiare schede
Trasferimenti di file a velocità elevate dalla scheda al computer, per accelerare notevolmente il flusso di lavoro
Include il software scaricabile Image Rescue per recuperare la maggior parte delle foto e dei file video selezionati
[lista_offerte_api titolo=”Offerte Lexar Professional Scheda SDXC” keywords=”Lexar Professional Scheda SDXC”][offerta_api store=”amazon” url=”http://amzn.to/2mws1CT”][/lista_offerte_api]
I nostri consigli ovviamente sono dati dando per scontato che queste memorie siano compatibili con le vostre fotocamere, spetta a voi controllare per averne la certezza prima dell’eventuale acquisto.
Conclusioni
Come si è potuto capire nel corso dell’articolo la scheda SD è un aspetto da non sottovalutare affatto in quanto capace di condizionare notevolmente la vostra attività in ambito di fotografia e/o videomaking. Tuttavia non esiste una regola ideale da seguire per l’acquisto, spetta all’utente finale capire quale sia la scheda adatta alle proprie esigenze facendo riferimento a quanto detto poco sopra.
Oggi andremo ad affrontare uno delle regole base più importanti e per alcuni versi (almeno per quanto riguarda le basi) più semplici ed efficaci nel mondo della fotografia e dell’arte in generale: la regola dei terzi. Non avete mai sentito parlare di questa cosa? Nessun problema, affrontiamo insieme l’argomento. Iniziamo, prima di tutto, con la definizione.
Cos’è la regola dei terzi?
La regola dei terzi non è altro che la semplificazione di una delle regole più antiche e conosciute nel mondo dell’arte: la sezione aurea.
Tramite questa regola è possibile osservare un soggetto fotografato in relazione all’ambiente circostante. Essa si applica immaginando una griglia formata da 2 righe e 2 colonne, queste linee (conosciute anche come linee di forza) si incontrano tra loro formando 4 punti conosciuti come fuochi o punti di interesse.
Ma la cosa principale da sapere è che proprio questi punti (è possibile capirlo già dai nomi assegnati in precedenza) sono i punti che principalmente provocano interesse in una foto ancor più della parte centrale o dei bordi, mentre le linee creano dei percorsi di esplorazione per l’occhio. Scopriamo ora come mettere in atto questa regola nelle varie tipologie di scatto fotografico.
Regola dei terzi negli scatti paesaggistici
Per quanto riguarda le foto dei paesaggi c’è da fare una precisazione, in questo caso più che utilizzare i punti di fuoco utilizziamo le linee di forza e nel farlo dobbiamo sapere che: se andassimo a sfruttare per uno dei nostri scatti ad esempio la linea di forza alta tenderemo a dar risalto al terreno che ci circonda, viceversa, se andassimo a sfruttare la linea di forza bassa si darebbe più risalto al cielo che ci sovrasta.
Naturalmente anche in questo tipo di fotografia è possibile utilizzare i punti di forza inserendo un albero, una casetta o qualsiasi altra cosa presente nel nostro scenario all’interno di uno dei punti per dare ancora più risalto alla nostra foto.
Regola dei terzi nei ritratti
Generalmente in una foto ritratto si tende ad inserire il soggetto al centro della scena ma questo rovina la foto (anche se in alcuni casi è lecito farlo). Per sfruttare al meglio la regola dei terzi il soggetto fotografato va decentrato ed inserito su una delle linee di forza laterali.
L’interesse di una persona che osserva lo scatto inserito poco sopra aumenta per vari motivi, che possono essere appunto la torsione del corpo della ragazza ritratta e la profondità di campo praticamente assente che porta l’osservatore alla scoperta non di quello che c’è attorno al soggetto, ma lo incuriosisce a scoprire ciò che c’è dietro.
Regola dei terzi nello still life
Anche in questo caso, seppur lo still life abbia come obiettivo quello di fotografare degli oggetti inanimati, applicare la regola dei terzi può cambiare radicalmente il nostro scatto.
Nell’esempio inserito qui sopra possiamo notare come il contenitore con all’interno delle mele incontri quasi perfettamente la linea di forza orizzontale che subito dopo viene interrotto dalla verticalità dei vasi lievemente decentrati. Questo, nonostante sia uno scatto molto semplice da fare, con questi piccoli accorgimenti viene reso ancora più interessante.
Utilizzare la regola dei terzi in fase di elaborazione dell’immagine
Il bello della regola dei terzi è che può essere utilizzata sia al momento dello scatto (facendo riferimento alla griglia sul display della fotocamera digitale o smartphone) e sia in post produzione con il taglio della foto in un qualsiasi tipo di programma che permetta di fotoritocco; La maggior parte di questi in fase di ritaglio fanno apparire in automatico la griglia inserita sulla foto.
Conclusioni
Assimilare a dovere questa regola di composizione permette di apprezzarne i suoi effetti nelle varie situazioni ma allo stesso tempo capire che non è una regola da prendere come un Dio sceso in terra, questo è solo il primo tassello di un percorso fotografico da intraprendere per migliorarsi.
Per approfondire ed assimilare il tutto però è possibile effettuare degli esercizi :
Prendere la macchina e scattare – Questo è un esercizio scontato, lo sappiamo. Scattare molte foto farà sviluppare il vostro occhio ( o senso fotografico se così possiamo definirlo) e vi permetterà, tramite l’attenta osservazione degli scenari che vi si porranno davanti, di capire il miglior modo per realizzare lo scatto.
Analizzare le foto di altri fotografi – Osservare gli scatti di altri fotografi permette di capire se e come è stata utilizzata la tecnica e qualora non fosse stata utilizzata capire il perchè non è stato fatto in quel determinato caso.
Modificare i propri scatti – È possibile modificare i propri scatti in cui non è stata applicata la regola dei terzi provando ad adoperarla tramite il ritaglio della foto. Successivamente confrontare i risultati con la foto ottenuta e , nel caso in cui non foste soddisfatti, tornare a modificare.
Infine, vogliamo darvi un consiglio finale: la fotografia è un cammino lungo (a volte tortuoso) e le cose da scoprire ed imparare sono moltissime. Ma una volta presa dimestichezza con essa vi sentirete letteralmente a casa e non riuscirete più a farne a meno (non è una droga e non ha mai ucciso nessuno,tranquilli).
Il flash è uno degli accessori più utili per la fotocamera digitale. Molti utenti avvicinatisi da poco al mondo della fotografia tendono a scegliere questo componente a caso, rischiando di buttare i propri soldi in un componente che non è adatto alle proprie esigenze.
Quest’oggi siamo qui per tracciare le varie funzionalità dei flash esterni così da guidarvi nella scelta. Ma partiamo dalla principale differenza che contraddistingue un flash integrato da un flash esterno.
Il flash integrato, presente in quasi tutte le fotocamere, è utile per le situazioni in cui le condizioni di luce sono piuttosto scarse ma non produce dei risultati soddisfacenti proprio perché la sorgente di luce è molto piccola e vista la sua concentrazione tende a produrre delle ombre abbastanza nette.
Il flash esterno invece è più potente, più grande e più flessibile. In commercio però esistono in principal modo due categorie di flash esterni:
Flash a slitta – Prendono questo nome proprio perché si inseriscono nella slitta presente sulla parte superiore della fotocamera.
Flash off-camera – Questa tipologia prende questo nome perché sta lontano dalla fotocamera e viene collegata ad essa tramite un cavo o wireless.
Ma nello specifico, vi starete chiedendo, quali sono le caratteristiche da prendere in considerazione per l’acquisto di un flash? Bene, analizziamole insieme.
[articolo id=”245580″]
Numero di guida e portata di un flash
I flash emettono un lampo di luce molto forte che dura qualche frazione di secondo e per misurare la potenza dello stesso si utilizza il numero di guida (abbreviato con la sigla NG) che indica la potenza massima a 100 ISO. Per calcolare la portata massima di questo accessorio occorre dividere il numero guida per il diaframma utilizzato.
Nello specifico, per capire quanto possa essere potente un flash basta seguire la lista qui di seguito per farsi un’idea più chiara a riguardo:
Numero guida compreso fra 20 e 40 – Portata medio/scarsa
Numero guida compreso nell’intorno dei 50 – Portata buona
Numero guida superiore a 60 – Portata alta
TTL
Il TTL è un sistema di misurazione automatico che funziona in sinergia con l’esposimetro della fotocamera, questa funzione però nella sua misurazione non tiene conto della luce ambientale.
Parabola orientabile
Il flash esterno è dotato di unta testa mobile che permette di regolare il fascio di luce verso l’altro ( fino ad arrivare a 90° dalla sua posizione di partenza). Tramite questo tipo di movimento è possibile sfruttare la cosiddetta luce di rimbalzo, ottenendo così un’illuminazione decisamente più morbida per i nostri scatti.
Esiste poi una tipologia di parabola denominata zoom, essa è in grado di rilevare (qualora il flash fosse compatibile con la fotocamera per l’utilizzo di questa funzione) e regolare automaticamente l’intensità del flash in base all’obiettivo utilizzato.
Flash off-camera
Con questa tipologia di flash è possibile ottenere dei buoni risultati. Esistono pero due sottocategorie di questi flash e sono le seguenti:
Flash cablati
Flash wireless
C’è pero bisogno di fare le dovute precisazioni per quanto riguarda i flash wireless. I flash esterni possono essere utilizzati come flash master (primario appunto) o flash slave (secondario), facendo però riferimento alla categoria wireless c’è da dire che alcuni di questi funzionano solo come slave.
Luce ausiliaria
Alcuni flash sono dotati di una luce ausiliaria posta proprio sotto la parabola. Questa permette di illuminare la scena, tramite una griglia infrarossi proiettata direttamente sul soggetto in fase di scatto, in tutte quelle situazioni in cui l’autofocus non riesce a svolgere come si deve il proprio lavoro mettendo a fuoco l’immagine.
Pannello di controllo
La maggior parte dei flash in vendita ha sulla parte posteriore una serie di tasti ( a volte accompagnate da un piccolo display) attraverso cui è possibile effettuare le dovute regolazioni, come ad esempio la compensazione dell’esposizione per definire l’emissione del lampo, in modo facile e veloce.
Auto-FP ed effetto strobo
Queste due funzioni sono presenti nei flash di fascia medio/alta. La funzione conosciuta come Auto-FP permette di sincronizzare il flash con tempi più brevi del syncro ( per questo chiamata anche high speed sync). Molto utile questa funzione per non rischiare di sovraesporre le foto in situazioni soleggiate, il tutto però a discapito della potenza che si riduce.
Per quanto riguarda l’effetto strobo, invece, questo permette di ripetere più volte all’interno di uno scatto i lampi di luce (parliamo di foto con lunga esposizione). Grazie ad esso è possibile ottenere degli effetti stroboscopici davvero interessanti.
[articolo id=”245880″]
Conclusioni
Come emerso durante la trattazione dell’articolo, il nostro consiglio è quello di non accontentarsi del flash integrato della propria reflex. E per quanto riguarda la scelta? Sicuramente la scelta può ricadere su un modello base (nel caso in cui foste dei ”novellini” in questo campo) così da non spendere cifre esagerate ed iniziare ad acquisire l’esperienza necessaria per passare allo step successivo. Questo però, seppur con potenza ridotta, dev’essere quantomeno dotato di funzione TTL e pannello di controllo così da facilitarne più possibile l’uso.
Per quanto riguarda la categoria di quelli che già sono piuttosto addentrati nel campo è possibile trovare in commercio delle soluzioni dal costo di circa 200-300 euro che sono abbastanza complete e performati.
Nella scelta degli obiettivi che entreranno a far parte del vostro ”parco accessori” dedicato alla fotografia digitale è fondamentale considerare in primis la lunghezza focale proprio perché ad essa sono legate diverse variabili da non sottovalutare. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Cos’è la lunghezza focale?
Detto in parole povere questa fantomatica lunghezza focale è la distanza fra il centro ottico dell’obiettivo e il sensore. Si misura in millimetri ed è una caratteristica intrinseca di ogni obiettivo disponibile in commercio.
In base alla lunghezza focale è possibile suddividere gli obiettivi esistenti in diverse macro-aree che sono le seguenti:
Grandangolari – Obiettivi dotati di lunghezze focali inferiori ai 35mm. Essi hanno la capacità di ampliare l’angolo di campo (che oscilla tra i 60° e i 90° per questo tipo di obiettivi) ma tendono a rendere i soggetti fotografati più piccoli. In questa macro-categoria possono essere racchiusi anche i Super Grandangolari ( angolo di campo tra 90° e 110°) e gli Ultra Grandangolari ( angolo di campo superiore ai 110°)
Teleobiettivi – Obiettivi con lunghezze focali superiori ai 70mm. Questo genere di obiettivi tende a stringere notevolmente l’angolo di campo ( che si aggira attorno agli 8°- 25°) ma rendono i soggetti fotografati più grandi, questa caratteristica li rende perfetti per fotografie sportive o naturalistiche. Possiamo racchiudere in questa categoria anche i Super Tele (obiettivi con angolo di campo che arriva fino ad 8°) ed i Medio Tele (angolo di campo tra i 25° e i 45°).
Normali – Obiettivi dotati di lunghezze focali che fanno parte dell’intorno dei 50mm. Essi prendono questo nome perché l’angolo di campo è quasi equivalente a quello dei nostri occhi.
Ma vediamo ora il collegamento che c’è tra angolo di campo e lunghezza focale. L’angolo di campo in sostanza non è altro che la parte di realtà che state fotografrando e che verrà visualizzato sul mirino o sul display della vostra fotocamera.
Dalla lista relativa alle macro aree citate poc’anzi è possibile rendersi conto come vari l’angolo di campo al variare della lunghezza focale. Infatti, maggiore sarà la lunghezza focale minore sarà l’angolo di campo ottenuto (ovviamente vale anche il caso opposto) e dunque vi è un collegamento inversamente proporzionale tra le due cose.
Ma quando si va a scattare una foto non basta tener conto solo di queste due variabili, ne esiste una terza: la dimensione del sensore. Come ben sappiamo le macchine digitali non hanno in dotazione tutte lo stesso sensore, esistono dei sensori più piccoli che sono stati messi in commercio per motivi di praticità e di costi. Il risultato finale sarà: quanto il sensore sarà più piccolo tanto la foto risulterà scattata più vicino e più grande (come se stessimo usando una focale maggiore) e per misurare questa variazione in modo preciso entra in campo il Crop Factor. Questo argomento è stato trattato in modo più approfondito nel seguente articolo:
[articolo id=”246389″]
Influenze delle focali sullo scatto
Le caratteristiche dei diversi obiettivi (e dunque delle varie lunghezze focali) influenzano il modo di fotografare dell’utente finale. Infatti, ad esempio:
Con obiettivi a focale minore (grandangolari) si potranno utilizzare tempi di scatto molto rapidi vista la loro luminosità, si ha il vantaggio di avere un’inquadratura maggiore, allo stesso tempo sono in grado di mettere a fuoco più cose contemporaneamente ed è possibile dare grande nitidezza allo sfondo. L’unica nota per certi versi negativa (anche se in certe situazioni può essere un effetto desiderato) è la distorsione ottica dell’immagine dovuta all’esaltazione della prospettiva.
Con obiettivi a focale maggiore (teleobiettivi) si dovrà ricorrere a tempi di scatto più lunghi vista la luminosità inferiore aumentando il rischio di far venir apparire lo scatto tremolante. È possibile però inquadrare dettagli molto lontani anche se la messa a fuoco risulta essere un po’ più difficile rispetto ai grandangolari. Ed infine, si hanno fenomeni di distorsione dovuti all’appiattimento della prospettiva ( i soggetti tendono ad avvicinasi fra loro).
Conclusioni
Per capire l’obiettivo adatto a determinati scatti in sostanza bisogna dedicare molto tempo ( e denaro..), facendo svariate prove ed acquisendo così esperienza. Il nostro consiglio è quello di scegliere un obiettivo con cura ma di non limitarsi alla sola lunghezza focale. Ogni obiettivo ha i suoi pro ed i suoi contro e sta nelle abilità dell’utente finale trovare il punto di equilibrio adatto alle sue esigenze.
Chiunque, almeno una volta nella vita, è stato letteralmente afflitto da un problema dal rumore digitale. Ebbene sì, questa granulosità o presenza di pixel rossi,verdi o blu sparsi in modo casuale nella foto è un problema piuttosto frequente legato alla fotografia digitale ed accentuato in condizioni di scarsa luminosità.
Andiamo a scoprire quest’oggi di cosa si tratta nel dettaglio ed esaminiamo possibili strategie per ovviare questo problema.
Cos’è il rumore digitale
È possibile suddividere il rumore in due diverse tipologie:
il rumore di luminanza – Questo tipo di rumore è legato al sensore e si presenta nelle foto sotto forma di macchie monocromatiche, creando quindi una granulosità (a volte eccessiva se il numero di ISO utilizzati è troppo alto). Se per esempio andassimo ad effettuare lo stesso scatto con due tipi di macchina dotati di sensori con grandezze diverse noteremo che a parità di esposizione e di diaframma il sensore più grande percepirà più luce e di conseguenza avrà minor rumore digitale. Qui di seguito un esempio di rumore di luminanza al variare degli ISO:
il rumore di crominanza – Questo tipo di rumore è dovuto ad una errata interpolazione del colore dei pixel. Si presenta infatti sotto forma di pixel colorati a caso e sparsi nella foto. Esso dipende soprattutto dal tempo di esposizione e tende a manifestarsi dunque con le lunghe esposizioni (il sensore si scalda e genera pixel casuali).
Come risolvere il problema
Esistono diverse soluzioni che permettono di controllare (ed in alcuni casi eliminare del tutto) il rumore:
Cambio impostazioni fotocamera
La prima impostazione da cambiare è sicuramente il passaggio dalla modalità Jpeg al Raw, questo tipo di file contiene più informazioni ed è dunque possibile lavorare meglio la foto in post. Esistono poi nelle fotocamere moderne due impostazioni che sono:
Riduzione del rumore digitale ad alti iso (si applica solo ai file jpeg)
riduzione del rumore digitale da lunghe esposizioni (questo invece si applica sia a file raw che jpeg).
Queste due impostazioni permettono di creare in modo congiunto allo scatto un dark frame (un file completamente nero contenente i pixel impazziti che verranno poi sottratti allo scatto originale).
[articolo id=”246837″]
Correzione del rumore in post-produzione
I programmi dedicati alle modifiche in post produzione fanno passi da gigante e si migliorano con l’uscita di nuove release. Ovviamente parliamo di programmi del calibro di Lightroom (tanto per fare un esempio) tramite il quale eliminare il rumore digitale da una foto con esposizione corretta non sarà molto difficile.
Ci sono poi alcune accortezze da mettere in atto che corrono sempre in nostro aiuto e sono le seguenti:
Tenere il numero di ISO piuttosto basso
Preferire foto sovraesposte alle sottoesposte, queste sono lavorabili più facilmente in post-produzione senza avere una perdita di informazioni importanti.
Conclusioni
Il rumore digitale non può esser considerato come limite per la fotografia, se prese le dovute precauzioni è possibile far fronte a questo problema senza sbatterci molto la testa. Ovviamente le fotocamere full frame sono tutt’ora le privilegiate da questo punto di vista ed i risultati ottenuti con le Aps-c e/o Micro 4/3 sono inferiori.
Ma ciò nonostante le case costruttrici di fotocamere continuano ad investire sulla tecnologia dei sensori per migliorarli e cercare di risolvere questo problema.
Il nostro consiglio finale è quello di non scoraggiarvi di fronte a questa ”insidia” e se proprio non riuscite ad uscirne vivi.. beh, è possibile utilizzare una luce ausiliaria (come ad esempio un faretto) che illumini la scena così da diminuire la presenza del rumore.
Power Bank? In realtà non ne abbiamo mai davvero abbastanza. Qui su ChimeraRevo ne abbiamo recensite di tutte le forme, colori e potenzialità ed oggi continuiamo parlandovi di una soluzione pocket e graziosa.
Vi avevamo già parlato dell’azienda Xtorm e di uno dei suoi prodotti top di gamma: la Power Bank XB202.
[articolo id=”245500″]
Con il modello XB202 avevamo visto una soluzione valida per chi ha il bisogno di ricaricare molti dispositivi e in poco tempo. Oggi invece vi presentiamo un prodotto molto più adatto alla portabilità. Parliamo di Xtorm FS102 – FUEL BANK 4X
Caratteristiche e Funzionalità
Xtorm FS102 è la Power Bank di Xtorm accessibile e funzionale. Si tratta del classico prodotto tascabile da portare sempre dietro, poco ingombrante e con un peso non eccessivo. FS102 fa parte dei modelli Fuel Series, caratteristici per le loro dimensioni, per la compattezza e la facilità d’utilizzo. Questo modello è un Fuelbank 4x, con il quale potrete effettuare 2 ricariche complete di un dispositivo della “taglia” di uno smartphone.
La Xtorm FS102 ha una batteria di 10000 mAh e consente di ricaricare 2 dispositivi contemporaneamente. Porta in dotazione 2 porte USB e una porta micro USB. I 2 ingressi hanno le seguenti caratteristiche: Input 5V/2A, Output 2x 5V/ 2.4A. Il peso della Power Bank è di 244 gr mentre le dimensioni sono: 97.5×80.5x23mm.
Xtorm come sempre tiene al design e alla cura dei particolari. Il modello FS102 ha un design minimale, ha i bordi arrotondati ed è quasi interamente gommata, ottenendo così un’ottima impugnatura e maneggevolezza. I LED di status sono quasi impercettibili e si trovano sulla parte frontale della Power Bank. Come sempre l’unico tasto fisico è il tasto POWER.
Tutte le Power Bank dell’azienda Xtorm sono pre-caricate di fabbrica, quindi potete utilizzarle subito dopo aver fatto l’unboxing. Grazie alla modalità AUTO-STOP CHARGING, una volta ricaricato il vostro dispositivo la Power Bank si spegnerà automaticamente.
Conclusioni e Prezzo
L’uso delle Power Bank è relativo a “come” e a “quanto” utilizziamo i nostri dispositivi tecnologici. Sicuramente al giorno d’oggi quasi tutti siamo dotati di uno smartphone o tablet, è nella maggior parte dei casi non arriviamo alla fine della giornata con la batteria carica.
[articolo id=”177202″]
Per questo c’è bisogno di un accessorio come la Power Bank e noi ci sentiamo di consigliarvi il modello FS102 prima di tutto per una questione di dimensioni e portabilità. Il secondo motivo è sicuramente l’efficienza dei prodotti della casa Xtorm. Per conlcudere vi diciamo che è talmente carina da farvi venir voglia di aver sempre il vostro smartphone collegato.
Per acquistare Xtorm FS102 – FUEL BANK 4X recatevi sul loro store ufficiale a questo link, il prezzo è di 34.99 euro.
La domanda che molti si pongono ricade nel perché bisogna bilanciare il bianco in determinate situazioni di scatto e quali siano le esigenze che portano a ciò. L’occhio umano si adatta velocemente ad ogni condizione di luce, ad esempio, se entrassimo in una stanza illuminata con lampadine che emettono luce gialla, piuttosto che vedere tutto quello che ci circonda con una tendenza al giallo riusciremo a percepirli normalmente.
Con le fotocamere non è così, o meglio, c’è bisogno di fare le dovute precisazioni. Tutte le fotocamere esistenti in commercio hanno la possibilità di bilanciare in modo automatico il bianco ma questo non accade in qualsiasi condizione di luce.
La temperatura del colore
Il bilanciamento del bianco è strettamente legato alla temperatura del colore. Come insegnano le scienze, ad ogni specifico colore viene attribuita una temperatura misurata in gradi Kelvin. Nello schema qui sotto è possibile notare come più la temperatura del colore sia bassa e più sarà calda. Viceversa, più sarà alta e più tenderà alle tonalità fredde.
L’obiettivo di questa regolazione è quella di ottenere la rappresentazione corretta di un colore (di solito puntando su colori neutri come il bianco appunto), così da regolare l’intensità dei colori primari RGB.
[articolo id=”245580″]
Modificare le impostazioni da menu
In qualsiasi menu presente su fotocamere o smartphone è possibile andare a modificare le impostazioni relative al White Balance, agendo in tre modi diversi:
Bilanciamento automatico – Una volta impostato su questo parametro la macchina fotografica regolerà in automatico il bilanciamento
Bilanciamento tramite valori predefiniti – In questa modalità è possibile scegliere uno dei valori predefiniti disponibili (incandescenza, fluorescenza, luce solare, flash, nuvoloso e ombra)
Bilanciamento manuale – Questa generalmente si trova perlopiù su fotocamere (e dunque non su smartphone, anche se alcune app per la fotocamera permettono di farlo) e consiste nel regolare manualmente il bianco puntando una zona completamente bianca, regolando i valori per poi passare successivamente allo scatto della foto.
Bilanciamento automatico
Nella maggior parte delle situazioni il bilanciamento del bianco automatico corre in nostro aiuto. Molto spesso si adatta alle diverse situazioni (dove magari vi sono dei cambiamenti relativi alle fonti di luce o alle condizioni della stessa) trovando la temperatura adatta per uno scatto ottimale.
Bilanciamento tramite valori predefiniti
Nel caso in cui però la macchina fotografica non riuscisse a trovare il bilanciamento adatto è possibile ricorrere ad una delle impostazioni predefinite presenti nel corredo di impostazioni. Qui di seguito uno schema che descrive in modo approssimativo le temperature delle varie modalità (in questo caso si fa riferimento ad una reflex canon ma comunque i valori sono validi per qualsiasi apparato).
Bilanciamento del bianco manuale
Nel caso in cui voleste ottenere una fotografia con colori corrispondenti il più possibile alla realtà allora bisogna far necessariamente riferimento a questa modalità.
Per regolare il colore e fruire al meglio della pre-misurazione manuale bisogna procedere mettendo in atto questi semplici passi: si deve posizionare un oggetto bianco (ad esempio un foglio di carta) sotto la stessa luce che verrà utilizzata per scattare la foto. Una volta fatto ciò, basterà scattare una prima foto al suddetto oggetto (facendo in modo che esso riempia completamente l’inquadratura). Questo fungerà da riferimento per la macchina fotografica e verrà utilizzato per gli scatti successivi.
Ovviamente dal momento in cui cambieranno le condizioni di luce si dovrà fare lo switch della modalità altrimenti si avranno come risultato delle fotografie non corrispondenti alla realtà.
[articolo id=”217362″]
Bilanciamento del bianco con file RAW
Ed infine non possiamo dimenticare il formato Raw di cui abbiamo già trattato i vantaggi. Se si utilizza questo formato è possibile lasciare il bilanciamento del bianco su automatico per poi effettuare le dovute modifiche in post-produzione.
[articolo id=”246837″]
Uno dei pregi dei file RAW in termini di White Balance è la possibilità di accesso ai controlli selettivi in Camera Raw, come il “Pennello di Regolazione” che permette di modificare il bilanciamento del bianco in maniera differente a seconda delle zone della foto qualora fossero presenti più tipi di sorgenti luminose.
Modificare il bilanciamento su Camera Raw non richiede grosse conoscenze, anzi, è piuttosto semplice. Accanto alla foto da modificare usciranno dei parametri modificabili proprio come quelli in foto (vedi sopra) e subito salterà all’occhio l’impostazione ”Bilanciamento bianco: Come scattato”. Quello appunto sta ad indicare che non vi è stata apportata ancora alcuna modifica e dunque nell’anteprima è possibile osservare il file non ancora modificato. Una volta cambiati i parametri di temperatura e tinta passerà in automatico a ”personale”. Per quanto riguarda la temperatura, spostando il cursore verso sinistra si otterranno colorazioni tendenti al blu e quindi piu’ fredde, viceversa, nel lato opposto colorazioni via via più calde.
La tinta in alcuni casi è d’aiuto ma non bisogna mai esagerare altrimenti si rischia di sballare tutti i colori della foto. Quest’ultima permette di spostare le tonalità più sui toni del verde o del viola a preferenza dell’utente.
Conclusioni
Come si è potuto capire nel corso dell’articolo il bilanciamento del bianco automatico corre in nostro aiuto nella stragrande maggioranza delle volte, ma il nostro consiglio rimane comunque quello di ”giocare” con il bilanciamento e con le varie impostazioni disponibili a corredo anche perché può capitare qualche volta che un bilanciamento sbagliato faccia venir fuori una foto particolare.