Internet al giorno d’oggi è un mezzo importantissimo, in grado di connettere persone ed informazioni da un capo all’altro del mondo e di reperire materiale di qualsivoglia tipo con una semplicità disarmante, che vent’anni fa probabilmente si sarebbe sognata.
Potremmo quasi definire Internet un’oasi felice, un pezzo di paradiso costruito dall’uomo. O almeno all’apparenza. Perché, come ogni cosa, c’è sempre il risvolto della moneta: basta qualche mente un po’ meno etica con qualche conoscenza in più… ed ecco che quest’oasi di pace, praticità e serenità inizia ad avere qualche crepa.
Un’affermazione abbastanza forte che ha i suoi buoni motivi, voglio spiegarveli di seguito.
Da tanti anni lavoro nel settore della sistemistica, mi occupo di mansioni che vanno dalla configurazione di server alla “semplice” riparazione dei cosiddetti “computer di casa”: proprio in merito al secondo scenario, posso garantirvi che ne ho viste davvero, ma davvero tante, ed altrettante volte ho sentito la fatidica frase “Uh… dannazione, non me ne ero accorto”.
– Accorto di che? –
Voglio farvi un esempio preso dal libro dei ricordi di qualche tempo fa.
Mi arriva in assistenza un notebook di una persona che conosco piuttosto bene, persona che conosce la tecnologia più o meno quanto io stessa conosco la lingua aramaica, con la seguente spiegazione:
Non mi funziona più Internet. Ho Facebook bloccato. Il programma mi segnala almeno mille virus. Non so cosa fare!
Preso e acceso questo covo di minacce, mi si presenta davanti agli occhi il problema: una caterva di PuP, che per intenderci sono programmi potenzialmente indesiderati, tra cui un falso scanner antivirus che segnala “il sistema è in pericolo!” ed induce a cliccare qui e lì per risolvere il problema, un paio di toolbar ed un software in particolare, del quale non ricordo il nome, che era andato ad impostare un proxy in Internet Explorer e lo aveva reso – ovviamente – non funzionante.
Senza contare che il povero Panda Cloud risultava addirittura disabilitato.
Spulciando nella cronologia è stato semplicissimo rendermi conto che il tutto era scaturito dall’installazione “frettolosa” di un programma per scaricare dalla rete un certo tipo di contenuti (qualcuno ha detto… canzoni da Youtube?).
Bene, e questo è stato soltanto un esempio per dimostrarvi che basta veramente poco per mettere a rischio le vostre informazioni personali: navigando qui e lì per la rete è semplice imbattersi in link che promettono di farvi avere la luna in cambio dell’installazione di un programma “innocente” e gli utenti, con tanta ingenuità ed altrettante buone ragioni, finiscono immediatamente per crederci.
Ma devi installarlo il programma, la colpa è tua. Sicuramente, questo però è un discorso che fa soltanto chi con Internet ha già una certa padronanza. Insomma, chi si può definire un esperto.
Allontanandoci per un secondo dall’aspetto software, Internet è piena anche di altre minacce: un esempio lampante è il phishing, quel fenomeno per il quale vengono costruiti siti web “fasulli” del tutto simili a quelli originali al fine di rubare le credenziali d’accesso o peggio ancora le coordinate bancarie. E anche in questo caso, fin troppo spesso soltanto un occhio allenato è in grado di distinguere una pagina a scopi di phishing da una pagina autentica.
Ancora, link che scaricano inconsapevolmente script che si rivelano essere dei keylogger, o ancora link che installano “silenziosamente” componenti aggiuntivi che diventano irrimediabilmente adware, cookie scaricati che vengono analizzati e riutilizzati per Dio solo sa quale diavoleria, e potrei citare ancora decine e decine di esempi…
Avere un buon software che permetta di “schermare” i contenuti web, spesso, non basta: per quanto possano esistere le euristiche una macchina è sempre una macchina e per la maggiore non è in grado di avere quella flessibilità che offre l’azione naturale del ragionare.
Cosa intendo dire? Che disponendo di un software di controllo web, impostarlo a livello paranoico potrebbe generare tantissimi falsi positivi e rendere impossibile anche la navigazione più innocente, mentre impostarlo a livello medio potrebbe lasciar passare tanti falsi negativi e lasciare incappare l’utente in uno dei problemi sovracitati.
Ed ecco che, ancora una volta, viene fuori il concetto del saper navigare. Internet è un mezzo potentissimo ma, col passare del tempo, è diventato una ragnatela sempre più fitta di pericoli e minacce che bisogna essere in grado di riconoscere a priori.
Certo ci si potrebbe aiutare con antivirus e antimalware (qui la nostra guida completa ai migliori per PC e qui la nostra guida completa ai migliori per Android) ma, come vi ho spiegato prima, c’è sempre bisogno di un occhio “umano” di riguardo.
E se nel 2015 Internet non è solo per esperti, come diciamo dalle nostre parti, poco ci manca: si dice che il problema di qualsiasi computer – o di qualsiasi dispositivo in generale – stia “tra il monitor e la sedia”, ma visto ciò che circola in rete onde evitare spiacevoli danni ai dispositivi stessi bisognerebbe essere preparati a ciò cui si va incontro anche se si naviga con le migliori intenzioni e senza il desiderio né la necessità di compiere operazioni ai limiti della legalità (o dei ToS di alcuni servizi).
O forse si.
Il succo del discorso è semplice: Internet nel 2015 è anche un pericolo concreto, visto il giro di informazioni che vi circola, e bisogna saperci stare. I dati che circolano in Internet crescono ed in diretta proporzione crescono i pericoli ad essi associati.
Ma in quanti sono disposti ad informarsi prima di iniziare a navigare per lidi non troppo protetti?