Satya Nadella vuole che la sua Microsoft sia in grado di creare cose magiche e, per stessa ammissione del giovane e talentuoso CEO, per farlo ci sarà bisogno di fare scelte dure: la prima idea di cosa Nadella intendesse con questa affermazione è da trovarsi nella novità di oggi, novità che riguarda un argomento abbastanza bistrattato, per certi versi, dall’amministrazione precedente: stiamo parlando del business Bing.
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Si, perché l’amministrazione Ballmer aveva creato tantissima confusione su come dovessero essere gestiti alcuni aspetti di Bing, confusione che si è concretizzata in un de-focus dell’organico con conseguente spreco di risorse umane ed economiche. Aspetti che Nadella ha deciso di riordinare e in parte vendere al miglior offerente, in nome di una modernizzazione e di un avvicinamento a quelli che sono i punti chiave del rinnovato business aziendale – in fase di ricreazione dopo un passato in bilico tra il vecchio sistema e le nuove richieste di mercato – finalizzato all’ottimizzazione delle risorse, al miglioramento dei servizi fondamentali ed alla ri-fidelizzazione dell’utente.
Che le mappe vadano a Uber…
L’app tuttavia non sparirà e continuerà ad essere gestita da Microsoft, la quale si occuperà di gestire in prima persona l’esperienza utente continuando comunque ad utilizzare i dati cartografici concessi in licenza dai partner. Nonostante la conferma dell’affare sia stata bilaterale, non ne sono note le cifre né i termini. Per Uber, ciò significa principalmente migliorare il servizio offerto ai suoi utenti, integrandolo magari con alcune funzionalità avanzate caratteristiche di Bing… e, perché no, l’eventualità di realizzare un servizio cartografico proprietario.
…e la pubblicità ad AOL!
Un altro aspetto di cui Nadella ha deciso di sbarazzarsi definitivamente è quello che riguarda l’advertising, un palese (ma fallimentare) tentativo per Microsoft di opporsi a Google, e che a partire da oggi uscirà dai campus di Microsoft insieme a 1200 dipendenti: la gestione del business pubblicitario passerà in fatti ad AOL, così come i dipendenti, in nome di un accordo decennale che prevede anche l’adozione di Bing come motore di ricerca predefinito per AOL, sostituendolo a Google.
Per AOL – e per Verizon – ciò significa la possibilità di rafforzare ulteriormente il proprio business collegato all’advertising, creando eventualmente pacchetti specifici per determinati servizi e piattaforme.