Ammettiamolo, durante l’evento Build 2015 di Microsoft, una volta appreso che sarà possibile adattare in modo semplice un’app per Android o iOS a Windows 10, tutti ci siamo esaltati un po’. Se c’è un problema che ancora affligge Windows è la pigrizia degli sviluppatori per quanto riguarda il settore mobile ed è solo con l’arrivo di Windows Phone 8 che le cose sono cambiate con la progressiva espansione del parco apps che ora vede la presenza di tutte le app essenziali per attrarre l’utente medio. A primo acchito una mossa del genere da parte di Microsoft potrebbe sembrare geniale, quanti sviluppatori attirerebbe sulla propria piattaforma? Tantissimi.
Durante l’evento stavo studiando, non ho seguito la diretta streaming, ma ricordo esattamente le parole di un amico che in un messaggio ha commentato l’intero evento così:”Le app Android e iOS potranno girare su Windows Phone, durante la conferenza hanno collegato un Lumia 1020 ad un monitor e l’interfaccia è diventata quella di Windows 10 desktop. E dovevi vedere Hololens! Google ed Apple sono tornate indietro di 10 anni in un pomeriggio!”.
Visto così sembra tutto molto bello, e probabilmente lo è anche, ma focalizziamoci per un momento solo sulle app Android e iOS ed in particolare su Project Astoria e Project Islandwood, quei magici tool che ci permetteranno di adattare il sorgente delle nostre applicazioni Android e iOS per poterle riutilizzare su Windows 10, vediamo se effettivamente i tool contribuiranno alla crescita dell’azienda di Redmond o se la cosa corrisponde al darsi la zappa sui piedi.
Project Astoria e Project Islandwood, come funzionano queste diavolerie?!
Senza entrare troppo nei tecnicismi, Project Astoria e Project Islandwood si occupano di fornire un ambiente di sviluppo a quegli sviluppatori che vogliono eseguire il porting della propria app già esistente. Sarà possibile riutilizzare gran parte del proprio codice Java o Objective-C, a seconda dell’OS mobile di riferimento, ed avere una solida base su cui partire per la propria Windows App.
Fantastico direte voi, vero? E invece no perché i cambiamenti potrebbero essere di un certo rilievo, ad esempio se si utilizzano le API di Google Play Services, di Google Maps, Adsense o acquisti in-app. Sì, è vero, questi tool offrono delle API alternative da utilizzare ma comportano un mantenimento complesso dei progetti ad ogni release complicando lo sviluppo dei programmatori che dovranno “aggiustare” il codice progressivamente per adattarsi all’ecosistema Microsoft.
Una volta terminato il porting della propria applicazione entrambi i tool permetteranno la pubblicazione sul Windows Store nella classica forma gratuita o a pagamento esattamente come se fosse un’app nativa.
Design, questo sconosciuto…
Date un’occhiata a Project Astoria in azione, cosa notate di importante?
Esatto! Lo stile Metro è andato a farsi benedire a favore di quello pseudo Holo Light usato nell’app originale. E ciò accadrà sempre dato che lo stile e il layout dei progetti iniziali vengono mantenuti durante il porting, Microsoft sembra non aver fatto nulla per adattare il proprio stile e regalare un look & feel nativo à la Windows . E’ innegabile che sotto questo aspetto i programmi siano ancora acerbi. A tal proposito vi lascio il link ad un articolo pubblicato oggi su XDA, quello che mi ha convinto a scrivere questo articolo su cui mi limitavo a rimuginare da giorni.
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In un era in cui possiamo considerare il design come un segno distintivo, un po’ come se fosse un vero e proprio insieme di tratti somatici, Microsoft non può permettersi di ridurre Windows ad un’accozzaglia di stili e colori che a lungo andare stancheranno gli utenti. Basti pensare che la stessa situazione si aveva persino su Android Jelly Bean dove non tutte le app erano state aggiornate alle linee guida Holo introdotte con Ice Cream Sandwich. La situazione invece è migliore su iOS dove il rigore per il design, anche in vista della successiva analisi dell’app prima della pubblicazione nell’App Store, è sempre stato più forte. Ma al di là della situazione sui vari OS sfiderei chiunque a riconoscere il sistema operativo in uso semplicemente alla visione di uno screenshot, magari della schermata principale dell’applicazione, scommetto che un buon 95% ci riuscirebbe senza problemi e questo è solo grazie a scelte stilistiche ben precise su cui ogni azienda dovrebbe puntare.
I dev si sveglieranno o saranno ancor più pigri di quanto non lo siano già?
Come detto ad inizio articolo uno dei motivi per cui su Windows Mobile circolano meno app è forse la pigrizia dei developer, probabilmente per la piccola fetta di mercato e i conseguenti guadagni minori rispetto ad Android ed iOS.
Qualche giorno prima dell’evento si ipotizzava addirittura la compatibilità degli APK, ho trovato una bella analisi su Softpedia che ad un certo punto dice:
[…]On the other hand, if the information proves to be accurate, then it will also send a negative message to developers who will prefer to create apps for Android and let Microsoft fans use them on their Windows Phone devices since they already have support for Google’s mobile platform.
Tralasciando il fatto che le cose stiano diversamente il succo del discorso non cambia. Project Astoria e Project Islandwood rappresentano per Microsoft una lama a doppio taglio che potrebbe ritorcersi contro. I vantaggi a breve termine saranno enormi ma a lungo andare potrebbero davvero portare Microsoft alla rovina dimostrando che una scelta così importante e gestita così superficialmente, almeno allo stadio iniziale, potrebbe coincidere davvero con l’espressione “darsi la zappa sui piedi”.
Nel caso in cui l’azienda di Redmond non faccia un passo indietro almeno per il design delle applicazioni “portate” sul proprio sistema operativo, dato che per le performance è ancora un’incognita, tutto starà nelle mani degli sviluppatori che adesso, come non mai, dovranno darsi una svegliata con lo sviluppo di app native per evitare di vedere rovinato un progetto che ha tanto potenziale.