E pensare che esiste chi grida alla censura quando si parla del diritto all’oblio quando ci sono invece Paesi che della censura – ma di quella vera – ne fanno davvero un affare di stato.
Non è un segreto che la Russia appartenga a questa schiera di Paesi e tantomeno è un segreto che il regime di Stato veda di pessimo occhio i dissidenti, cercando di carpire ovunque informazioni su di essi – in particolar modo le loro identità – così da prendere provvedimenti e reprimere in un modo o nell’altro l’informazione anti-regime, l’opposizione o comunque si voglia chiamarla.
Vi abbiamo parlato recentemente dei problemi di TAILS, una delle distribuzioni Linux per la sicurezza utilizzate proprio da queste figure sociali onde evitare di essere scoperti: meccanismo portante di TAILS, come un po’ di tutte le comunicazioni anonime e protette, è la rete TOR.


Per dirla in termini estremamente semplici, TOR – il router a cipolla – è un meccanismo in grado di camuffare la provenienza delle comunicazioni in Internet semplicemente “confondendo” i potenziali intercettatori: se è vero che (a meno di non applicare una cifratura) i dati in transito potrebbero anche essere rilevati, è assolutamente difficile – quasi del tutto impossibile – sapere da dove, o meglio da chi, questi dati provengono.
Probabilmente a Putin ed ai suoi una cosa del genere dà assolutamente fastidio tant’è che, dopo la richiesta dello scorso anno alla Duma per il divieto assoluto di utilizzare TOR (richiesta rifiutata), dal Ministero dell’Interno Russo arriva un bando di concorso federale che mette letteralmente una taglia sulla testa del router a cipolla: la ricompensa è di 3.900.000 rubli – poco meno di 85.000 euro – e la richiesta è quella di violare le informazioni in transito su TOR ottenendo «informazioni tecniche sugli utenti [della] rete anonima TOR».
In altre parole, è caccia all’indirizzo IP. Ed è l’ulteriore prova che i governi abbiano ormai compreso quanto sia potente Internet come mezzo di comunicazione e come la Grande Rete sia potenzialmente in grado di fare il verso ai Governi di regime (e alla NSA).
Nonostante importanti voci Russe diano per scontato che, in quanto sponsorizzata dal Ministero degli Interni, questa sia una mossa più che altro tesa a smantellare le reti pornografiche e pedo-pornografiche, i precedenti ed il regime vigenti in Russia lasciano spazio a qualche dubbio e non escludono del tutto il collegamento con gli affari politici.
In tutti i casi l’annuncio è servito: violate TOR e noi vi paghiamo. Profumatamente.
Benvenuti nel mondo della censura, quella vera…