“Ha senso puntare su un altro OS?” è un topic presente sul forum di Chimera Revo e sicuramente uno degli argomenti più appassionanti per chi, come noi, mangia pane e tecnologia. Sono mesi ormai, infatti, che intere pagine di blog di tutto il mondo vengono riempite da notizie inerenti gli sviluppi, i progetti, gli accordi e i risultati raggiunti da quelli che si propongono come piattaforme alternative al duopolio Android e iOS.
Abbiamo visto nascere anche in questo caso fazioni tra coloro che preferiscono l’una o l’altra opzione e spesso ci si dimentica di esaminare un quesito veramente importante che riguarda l’intera faccenda: che senso hanno? In cosa possono migliorare l’esperienza mobile degli utenti e quindi ottenere una dimensione commerciale che ne giustifichi lo sviluppo? Non bastano le difficoltà incontrate da piattaforme come Windows Phone o BlackBerry a scoraggiare l’investimento di ingenti capitali nella progettazione di ecosistemi alternativi?
La mia personale opinione è che l’estrema diffusione e flessibilità di Android e la modalità con cui esso soddisfa le esigenze, non solo degli utenti ma anche degli sviluppatori e dei produttori di dispositivi, comunica un’effettiva mancanza di stimoli, da parte del mercato, ad accogliere qualunque cosa che – ad eccezione dei prodotti Apple – sia differente e, in qualche misura piccola o grande, insufficiente nella proposta.
Android così com’è concepito offre infatti una piattaforma “sufficientemente aperta” in grado di permettere la produzione di innumerevoli opzioni e varianti nel caso di software, hardware, periferiche e accessori. Un mercato paragonabile solo a quello che è nato attorno alla diffusione dei personal computer dove, per anni, poche decine di milioni di consumatori hanno avvertito l’esigenza di rinunciare a Windows.
Partendo da Windows Phone fino ad arrivare a Jolla e Tizen infatti, non è chiaro – tolte le differenze nei linguaggi di programmazione e nello sviluppo della UI – cosa abbiano da offrire che non sia già disponibile su Android (ed ovviamente su iOS). La stessa Microsoft, che non sta risparmiando risorse per imporre sul mercato il proprio sistema operativo, offre la maggior parte dei propri servizi in forma di apps disponibili sul Google Play, senza dimenticare il progetto recentemente proposto Nokia X che offre un vero e proprio fork in stile Amazon Kindle Fire OS ma con l’accento sui servizi e l’intero ecosistema Microsoft, da OneDrive a Skype, Bing e Outlook.
Gli ingegneri finlandesi responsabili dello sviluppo di Sailfish OS ammettono a loro volta che l’assenza della compatibilità con apps Android li avrebbe molto probabilmente destinati all’oblio e non mancano di sottolineare questa peculiarità in ogni occasione. Tizen a sua volta ha trovato posto, in quanto sistema embedded probabilmente più leggero e meno avaro di risorse, sulla nuova serie di Galaxy Gear, gli smartwatch Samsung che però, ancora per molto credo, andranno ad interagire con gli smartphone della stessa azienda che girano, ovviamente, su Android. Per il resto ben poca roba è stata annunciata relativamente al sistema operativo che raccoglie l’eredità lasciata da LiMo e Bada (ed in parte MeeGo) e, cosa che conferma la teoria di questo articolo, non se ne avverte in alcun modo l’assenza.
BlackBerry 10 dell’omonima azienda canadese ha delle caratteristiche intrinseche di sicurezza e protezione della privacy che ne determinano ancora un discreto successo nell’ambito del mercato business. Caratteristiche ad ogni modo che non permettono di uscire da una profonda crisi di vendite e che ha costretto la ex RIM a spingere sull’acceleratore in settori come la messaggistica, con la realizzazione del client BBM per le piattaforme più diffuse, nella speranza di ripetere le imprese dei più noti Whatsapp, WeChat o Line, e con il continuo sviluppo di QNX, sistema operativo real time, adatto a gestire situazioni che richiedono l’assenza quasi totale di errori.
Canonical conta di realizzare con Ubuntu Touch un sistema operativo in grado di essere il cuore pulsante di una nuova esperienza di computing. I dubbi maggiori a proposito di tale iniziativa riguardano le statistiche relative proprio alla commercializzazione in calo costante dei personal computer.
Per incontrare le esigenze della quasi totalità degli utenti mondiali, infatti, escludendo i cosiddetti power user che hanno bisogno di potenza di calcolo e software specifici per eseguire determinate operazioni, sembra siano sufficienti un buon browser e qualche decina di apps o client, il che mi lascia credere che, anche in questo caso, al mercato non pesi l’assenza di soluzioni come quella che Mark Shuttleworth sarebbe lieto di presentare. Oltre ciò sarebbe improbabile immaginare come milioni di persone sarebbero disposte a rinunciare ad un intero universo al quale si sono già legati scegliendo una delle due piattaforme dominanti, entro le quali hanno giá acquistato apps e musica, dato in consegna i propri contatti, il proprio calendario ed altro ancora.
Mozilla sembra, a differenza degli attori sopracitati, essere riuscita a pensare un sistema diverso e adatto a soddisfare le richieste di un mercato potenzialmente nuovo: quello dei paesi in via di sviluppo. Con Firefox OS e la sua natura fondata quasi esclusivamente sul web, infatti, la casa del panda rosso conta di poter servire per il passaggio quasi scontato di milioni e milioni di persone dai feature phone a dispositivi che consentano l’accesso al web e ad una nuova dimensione di accesso alle informazioni, ai contenuti e allo sviluppo che del web stesso sono parte integrante.
Secondo i responsabili di Firefox OS, o Boot2Gecko come si chiama la versione agnostica da accordi commerciali del sistema operativo, il 75 per cento delle apps disponibili sul Play Store di Google e sull’App Store di Apple sono già scritte utilizzando l’HTML5 e per cui dovrebbe essere relativamente facile poter offrire le stesse anche sui telefonini targati Mozilla. La compatibilità con PhoneGap dovrebbe facilitare l’interesse crescente degli sviluppatori. Grazie alla sua natura totalmente open source ed al contributo di migliaia di sviluppatori e aziende del settore hi tech avremo presto la versione 1.4 disponibile, che porterà ulteriori miglioramenti in termini di UI e compatibilità hardware. Dual Sim, edge, e LTE saranno tecnologie presto supportate da Firefox OS che potrebbe esplodere in senso numerico grazie ad uno smartphone da 25 dollari che Mozilla ha intenzione di realizzare assieme al produttore di chip cinese Spreadtrum.
Questa soprattutto, l’attenzione ai paesi poco sviluppati, è l’unica ragione che mi fa pensare al momento che Firefox OS possa conoscere una discreta diffusione, ma anche in questo caso niente che mi faccia pensare che l’offerta di Android possa essere battuta. Non almeno nei Paesi Occidentali dove anche Mozilla potrebbe conoscere estreme difficoltà ad imporsi. Nei mercati più maturi credo sia più lecito aspettarsi che il team di Firefox provi a puntare su soluzioni scritte ad hoc per essere integrate all’interno di Android, partendo dallo stesso browser per arrivare al MarketPlace di web apps e all’annunciato Firefox Launcher che sarà creato e gestito in collaborazione con gli israeliani di Everything.Me.
Android, quindi, una piattaforma onnipresente ed in costante crescita. Un’ecosistema dove Google non esclude a priori servizi alternativi ai propri e lascia il campo di battaglia nelle mani dei produttori, che si sforzano continuamente di arricchire la propria proposta non solo di specifiche tecniche, ma di servizi e offerta di contenuti, un’ecosistema vibrante, completo e rigorosamente vario. Nessuna delle alternative citate può offrire, pare, un livello di personalizzazione simile a quella del robottino verde. Nessuna può garantire uno store di proporzioni paragonabili al Google Play. Nessuna, in definitiva, pare offrire una reale motivazione per rispondere alla domanda che scorre dentro queste righe: che senso hanno?