Il web è bello perché è vario ma basta poco per renderlo brutto e chiuso. Gli standard sono dei protocolli definiti che permettono, a tutti i vari sistemi che ne necessitano, di usare lo stesso metodo per quella funzionalità ma allo stesso la rendono compatibile con gli altri perché definite a priori. Quindi è importante che gli standard siano accettati dai principali esponenti del settore ma che siano standard intelligenti. Insomma, basta pensare ai file docx rispetto agli odt. Sono standard ma solo uno dei due è fatto come si deve ed è facile da gestire, e si tratta dei file odt.
La stessa cosa riguarda ancor di più il Web perché ogni browser deve supportare gli stessi standard, altrimenti saremmo ancora con Internet Explorer 6 che dettava legge con ActiveX o Visual Basic Script (sì, IE supporta Visual Basic Script perché tentarono di proporlo come standard invece di JavaScript). Oggi con HTML5 ci sono moltissime nuove API che vengono discusse dal W3C affinché diventino uno standard che i browser integreranno, solo che alcuni browser – principalmente Chrome – prima fanno l’API, la integrano e poi ne discutono con gli altri rilasciando la documentazione. Ma non succede sempre.
// Inizio sfogo contro WhatsApp
Molti sanno che sono un volontario Mozilla e che tengo alla questione standard non solo nel Web ma anche in ambito di ufficio con gli Open Standard della The Document Fondation, e così via. Oggi il problema è salito subito in cima grazie a quello obbrobrio di app chiamata Whatsapp, che io chiamo uazapp per dimostrare proprio che non mi piace.
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Il solo fatto di usare il numero di cellulare ed il mac address per il login, e che tutte le persone che hanno il mio numero di telefono possono rompermi le scatole su Whatsapp, mi sta portando a non dare il mio numero di cellulare neanche per lavoro. Almeno su Facebook è facile: basta non aggiungerli o bloccarli ma a loro risulta che sei ancora tuo amico ma su WhatsApp poi ti chiedono “perché non mi rispondi sul telefono?“. La gestione dei gruppi è molto limitata e spesso sfociano in off topic in un lampo portandomi ad uscire dagli stessi.
L’impossibilità di essere avvisato che stai per entrare in un gruppo (cioè a me di entrare in un gruppo che si chiama Calcio mi importa quanto il nuovo cinepattone che esce al cinema), la mancata possibilità di menzionare le persone (tipo irc) per non perdersi tra tutti i messaggi, l’impossibilità di usarlo su più dispositivi in contemporanea e molto altro lo rendono un sistema di messaggistica zoppo, insomma Uazoppo.
Cioè, parliamoci chiaro: qualunque programmatore potrebbe fare una chat del genere con queste funzionalità che loro non hanno! Io sono uno di quelli che ha disattivato le notifiche per l’applicazione in questione su Android direttamente dalle impostazioni del telefono. Non ho le notifiche ma ho sempre il suono di messaggio in arrivo. Meglio di niente ma è scocciante.
Su WhatsApp ho scritto nello stato che non lo uso e sono reperibile su Hangouts perché, anche se è di Google, ha molti meno problemi ed alcune delle funzionalità che ho precedentemente elencato, oltre alla videochat. Dopo questa disquisizione sul perché odio WhatsApp, torniamo in tema.
// Fine dello sfogo contro WhatsApp
Qualche giorno fa è arrivata WhatsCloud, un’app non ufficiale di WhatsApp che permette di usare WhatsApp da un sito Internet che però richiede che un’altra app sia installata sul telefono e che lo stesso sia online. Tutti a gridare al miracolo: ma se io lo smartphone posso usarlo anche senza Internet, perché lavoro al computer, a cosa mi serve una tecnologia del genere? Il telefono deve essere sempre connesso.
Beh, come già anticipato è successo che ora anche WhatsApp ha deciso di fare la stessa cosa: tranne per gli iPhone, al momento esclusi da questo “privilegio”, possiamo usare WhatsApp da PC ma il telefono deve restare sempre connesso. Quindi questo significa che il mio messaggio arriva sul telefono che poi rimbalza sulla versione web che leggo. Inoltre, in questi giorni WhatsApp ha finito di massacrare tutti gli sviluppatori (e bannare gli utenti) che avevano realizzato o utilizzato app alternative a quella ufficiale, anche per i sistemi operativi mobile per cui non esiste l’app ufficiale ufficiale.
Tutto questo per quale motivo? Mah…
Tornando in tema con l’articolo scopriamo che la versione web di Whatsapp funziona solo con Chrome perché usa la File System API che, come possiamo leggere, non verrà implementata da nessun browser e non verrà standardizzata dal W3C. Non si parla quindi di una API che deve essere ancora implementata da tutti i browser ma di una che non verrà mai implementata! Quindi oggi la domanda che è sorta in tutto il mondo (basta vedere Twitter) è: cosa significa Web?
La frase che sta girando oggi è che se un’app funziona solo su un browser non è web ma è solamente una demo. Quindi, che senso ha usare WhatsApp da PC se devo avere il mio telefono connesso ad Internet e non posso usare il mio browser preferito che sia Firefox, Opera o Internet Explorer?
Questa questione sta facendo il giro del web e non mi dispiace perché ci sono molti casi in cui alcuni servizi web non funzionavano su browser che non fossero Chrome, come InBox, perché sfruttano tecnologie che di fatto web non sono perché non sono standard. E voi che sviluppate queste soluzioni e le definite web non vi meritate di scrivere nel vostro curriculum che siete sviluppatori web (NdR).
PS: a volte ho sviluppato con tecnologie non standard in Firefox OS perché sono in via di standardizzazione e sono documentate e non abbandonate.
Per chi vuole un po’ di gif animate e altri dettagli vi rigiro a questo link che spiega tutti i problemi che ho evidenziato. Voi cosa ne pensate?