Il mercato degli MMORPG è incredibilmente saturo. Draghi, maghi, guerrieri, ambientazioni mozzafiato… Ormai se ne vendono un tanto al chilo. Le novità scarseggiano e forse non può essere altrimenti, visto l’intensissimo processo di strutturazione del genere (che ha prodotto alcuni cliché imprescindibili). Ma può capitare che qualche sviluppatore, così dal un giorno all’altro, partorisca un’idea balzana, quasi impronunciabile, diversa e strana. Può capitare, anche, che questa idea si trasformi in un videogioco. E’ il caso di The Secret World, con tutta probabilità l’MMORPG più eccentrico mai comparso sulla faccia della terra.
Cosa rende The Secret World speciale rispetto agli altri? La grafica? No, lì siamo nell’ordinario. Il gioco di Funcom (questo il nome della software house che lo ha prodotto) è diverso perché è ambientato ai giorni nostri. Niente draghi, guerrieri, ambientazioni mozzafiato etc…Qui è il mondo reale a fare da sfondo, leggermente ritoccato per l’occasione. Ovviamente, il protagonista non è impegnato nelle avventure tipiche della quotidianità, non si affanna per rispettare le scadenze fiscali, non è alla ricerca di un’occupazione, non cerca di sbarcare il lunario.
D’altronde, il protagonista tanto normale non è. E’ un ragazzo, all’apparenza come gli altri, che un bel giorno scopre di avere incommensurabili poteri. Tali capacità attirano gli sguardi indiscreti di alcuni gruppi di potere, che non sono le classiche lobby ma le tre “intelligenze” che reggono le fila della civiltà. Sono queste tre “massonerie” a comandare: gli Illuminati, i Draghi e i Templari. Le tre fazioni si scontrano da migliaia di anni, in un meccanismo simile a quello visto negli Assassin’s Cree. Sempre tra i tre gruppi, le differenze non sono poi molte. La caratterizzazione qui ha lasciato a desiderare, forse volutamente a causa della scelte che il giocatore dovrà presto fare – che quindi non è stata resa troppo privativa. Con chi schierarsi? Il protagonista è costretto, con le buone o con le cattive, ad accettare almeno una delle avance lanciate da chi si vuole appropriare dei poteri del nostro beniamino.
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La trama può sembrare banale ma non lo è. Anzi, è il fattore su cui – insieme all’ambientazione – i ragazzi di Funcom hanno inteso puntare. L’intreccio è eccellente e, soprattutto, abbondante. Forse troppo. Ci sono digressioni e sottotrame a non finire, tutte arricchite da dialoghi complessi e profondi. Può capitare, però, di imbattersi in un dialogo pronunciato da due personaggi poco importanti in una situazione poco importante e chiedersi: “Ma perché è così lungo?”
Eppure, il punto di forza di The Secret World è proprio la storia. Il secondo è, come accennato sopra, l’ambientazione. E non solo per l’originalità. All’utente, infatti, è dato godere di panorami stupendi, di paesaggi incredibili. Tutti elementi, questi, che vengono risaltati ed esaltati dal sapiente gioco di luce, capace ora di dipingere un luogo con una colorazione gotica, ora con una colorazione fa fantasy puro.
Va detto, però, che la grafica – in senso squisitamente tecnico, artworking escluso – è quanto di più ordinario ci possa essere. I modelli poligonali sono abulici, le texture solo decenti, i movimenti addirittura legnosi. La giocabilità, invece, si rivela audace quanto l’ambientazione. In un mercato di MMORPG incredibilmente simili tra di loro, Funcom ha deciso di differenziarsi addirittura su due fronti. Una scelta coraggiosa, ma non per forza da condividere: il risultato è un gameplay divertente, ma all’inizio molto ostico da comprendere. Insomma, la curva di apprendimento di The Secret World è tra le più ripide degli ultimi anni.
L’elemento di diversità più importante è dato dall’assenza dello sviluppo progressivo del personaggio: più combatti, più diventi forte. Qui è diverso: non si combatte per diventare forte, ma semplicemente per assorbire alcuni poteri e abilità che poi permetteranno di risolvere alcune situazioni future. La conseguenza di questo meccanismo è l’obbligo di pensare al combattimento in modo strategico, non solo per quanto riguardo il suo svolgimento ma soprattutto per quanto riguardala scelta del nemico con cui “prendersela”.