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Twittate ubriachi? Un algoritmo può accorgersene!

Gaetano Abatemarco Mar 18, 2016

Sorvoliamo sul perché sarebbe meglio non ubriacarsi e ricordiamoci che viviamo in un mondo in cui un bicchiere di troppo può essere la prassi del Sabato sera, ma teniamo sempre a mente che bisogna stare lontano da due categorie di oggetti quando si è in preda all’alcool: la prima categoria riguarda certamente ciò che può essere guidato – si, anche la bicicletta. 

La seconda categoria è quella che può farvi accedere a telefonate, SMS, IM e social network.

Si, perché se è vero che nel primo caso si mette la vita di se stessi e degli altri in pericolo, nel secondo caso si potrebbero dire o fare cose – peraltro senza che l’interlocutore conosca il nostro reato stato mentale – di cui ci si potrebbe pentire una volta recuperata la desiderata lucidità.

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E se non se ne rende conto un umano, potrebbe invece accorgersene un computer: un team di ricercatori presso l’Università di Rochester è stato in grado di progettare un algoritmo per individuare i tweet collegati all’alcool, in particolare quelli potenzialmente scritti da persone in stato di ebbrezza, e di renderlo operati vo su un computer.

Questo, scrivono i ricercatori Nabil Hossain, Tianran Hu e Roghayeh Fezi, per meglio comprendere la frequenza e le abitudini degli utilizzatori di alcool, aiutando loro stessi – e chi li circonda – a prevenire e reagire ai problemi collegati:

I social media rappresentano una onnipresente e sempre aggiornata fonte di studio per la collettività e per i comportamenti e le abitudini dei singoli in materia di salute.

Il gruppo di tweet studiati sono stati raccolti nello Stato di New York, tra NY City e Monroe Country, tra Luglio 2013 e Luglio 2014. Tra questi sono stati poi filtrati i messaggi che menzionano in qualche modo l’alcool o sono collegati a parole come “birra”, “ubriaco” e “festa”, per un totale di 11000, successivamente sottoposti ad una serie di test utilizzando Amazon Mechanical Turk.

Il team ha studiato inoltre il luogo da cui le persone ubriache, solitamente, twittano: utilizzando un elenco di circa 50 parole chiave, è stato verificato che la maggior parte degli utenti che twittano non proprio al pieno delle proprie facoltà mentali si trovano a casa.

Una volta raccolti i dati, questi sono stati utilizzati per creare un algoritmo basato su un sistema di apprendimento automatico ed in grado di comprendere se un tweet proviene da una persona lucida o da una persona ubriaca.

I nostri risultati dimostrano che i tweet possono dare forti e dettagliati indizi su ciò che succede nelle città.

Gli stessi ricercatori, in passato, hanno utilizzato i dati di Twitter per studiare la diffusione dell’influenza, della depressione ed in generale studiare lo stato di salute pubblica a livello statale o nelle grandi città. Ma l’alcool è storia ben più complessa, considerando che si tratta di una delle cause più frequenti che, indirettamente, portano alla morte.

Sperando che, usando uno strumento potente come quello dei social media, sia possibile arginare – anche se in piccola parte – questo spiacevole fenomeno.

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