Ricordo ancora come fosse ieri quando un entusiasta Mark Shuttleworth, spalleggiato come sempre dalla signora Silber – attuale CEO di Canonical – e dalla sua valida squadra di sviluppatori ha iniziato a parlare al mondo di una versione per telefoni della sua creatura, Ubuntu: c’è chi l’ha chiamato Ubuntu Touch, chi l’ha chiamato Ubuntu for phones e chi, semplicemente ed in nome di una ripromessa convergenza, in preda alla rabbia ha insistito dicendo “il core è Ubuntu, quindi si chiama Ubuntu e basta”!
L’entusiasmo iniziale fu davvero tanto e, sinceramente, prese anche la sottoscritta: la promessa era quella di ottenere un sistema operativo convergente con diversi form factor – TV, desktop, tablet e telefono, appunto. Una promessa talmente forte da indurre Canonical a giocare a viso scoperto su Kickstarter, lanciando un ambiziosissimo crowdfunding su un dispositivo che fu all’epoca chiamato Ubuntu Edge e che, con un sofisticato sistema di dock, avrebbe potuto trasformarsi on-demand da smartphone a PC facendo affidamento sulla flessibilità del sistema operativo.
Un concept stupendo che meravigliò un po’ tutti e fece parlare di sé ma che alla fine dei giochi rimase solo un concept: per quel che mi riguarda, il giorno del fallimento della campagna Ubuntu Edge ha decretato l’inizio della fine per Ubuntu Desktop e per Ubuntu Phone.
![Ubuntu for phones: progresso o rovina? [Editoriale] 2 Ubuntu Edge](https://www.chimerarevo.com/wp-content/uploads/2013/07/edge-1-large-750x650.jpg)
![Ubuntu for phones: progresso o rovina? [Editoriale] 2 Ubuntu Edge](https://www.chimerarevo.com/wp-content/uploads/2013/07/edge-1-large-750x650.jpg)
Lo penso già da diverso tempo, tuttavia per dare un senso a ciò ho voluto aspettare di sapere cosa Canonical e Bq avrebbero voluto dire al mondo con il primo – e finalmente ufficiale – smartphone Ubuntu. E dopo 2 anni e rotti di hype e progetti vari la risposta è poco. Per me, troppo poco.
Un ecosistema pressoché inesistente…
La novità che Canonical ha presentato nel primo spot promozionale di Ubuntu for phones – e sto ancora a chiedermi perché abbia mostrato soltanto quella anziché un’intera panoramica sul sistema operativo – è la presenza degli smart scope che permettono di ottenere diverse informazioni (meteo, punti di interesse, agenda, notizie e quant’altro) semplicemente facendo swype e senza affidarsi a widget o applicazioni.
Per quanto possa (o meglio, potevo) trovare utili gli smart scope in Ubuntu Desktop, non vedo questa funzionalità da rivoluzione in Ubuntu per smartphone: per l’utente non fa molta differenza usare un widget o una lens (è così che si chiamano le funzionalità specifiche della dash di Ubuntu touch), visto che il risultato è praticamente identico.
Trovo invece che questo sia un po’ un modo carino di dire “non abbiamo avuto tempo e modo di costruirci un ecosistema con la E maiuscola, quindi vi diamo tutto ciò di cui noi crediamo voi abbiate bisogno”, che è qualcosa di abbastanza plausibile. E’ falso affermare che nello store non vi siano app dedicate ad Ubuntu for phones (l’ultimo esempio è Telegram), ma siamo decisamente lontani da quello che, dopo due anni e più di progettazione, dovrebbe avere a disposizione lo store di un sistema operativo completo.
Sembra di essere tornati ai tempi di Windows Phone 7 (che si beccò una grandiosa bocciatura, all’epoca), soltanto qualche anno dopo e con un mercato talmente aggressivo che un errore del genere è a dir poco imperdonabile. Ma andiamo avanti.
L’E4.5: lag già dalla prima accensione?
State bene attenti all’unboxing in basso e dedicatevi qualche minuto, almeno per guardare la prima accensione e la prima configurazione di Ubuntu for phones sul neopresentato Aquaris E4.5 Ubuntu Edition: notate qualcosa di strano?
Io sinceramente si ed anche in più parti del video e, considerando che stiamo parlando di uno smartphone che andrà rivenduto pubblicamente quanto prima, senza nessuna app di terza parte installata e praticamente alla prima accensione… beh, non ci siamo proprio. I lag alla prima accensione francamente non li ho visti neanche su di un Samsung di fascia infima.
All’inizio il sistema operativo dovrebbe dare (almeno) impressione di fluidità e non avere lag o artifici visivi che l’utente possa percepire. Indubbiamente la colpa potrebbe essere dell’hardware che (a mio avviso) è fin troppo limitato per un sistema operativo del genere che già sui Nexus aveva qualche problemino – basta dare un’occhiata alla scheda tecnica per rendersene conto – ma all’utente questo poco importa: “il telefono va lento”, queste quattro parole stroncherebbero chiunque.
Dove è la convergenza?
Mi preme spiegare questa cosa a chi non ha seguito il ciclo di sviluppo da vicino: il progetto era di unire Ubuntu Desktop e Ubuntu for Phones (anche Ubuntu per tablet e Ubuntu TV, ma tralascio volontariamente) sotto un unico sistema operativo, la cui unica discriminante tra un fattore di forma e l’altro fosse il “formato” dell’interfaccia – che risponde al nome di Unity.
Per fare questo, tuttavia, Canonical ha deciso di:
- creare da zero un server grafico che potesse essere compatibile sia col mobile che col desktop, che risponde al nome di Mir; allo stato attuale Mir è stabile soltanto su Ubuntu for phones ed è ancora in testing e sviluppo attivo su Ubuntu Desktop (se tutto va bene, l’introduzione come server grafico predefinito avverrà ad Aprile del 2016, tra un altro anno, col prossimo rilascio a lungo supporto di Ubuntu desktop);
- riscrivere quasi del tutto la sua interfaccia Unity con librerie differenti e “più leggere”, adattandola al sopracitato server grafico (se tutto va bene, l’introduzione di Unity 8 su Desktop avverrà ad Aprile del 2016 insieme a Mir);
- creare un ambiente applicativo ed un framework che permettesse agli sviluppatori di scrivere app universali compatibili con Ubuntu Desktop e Ubuntu for Phones, in grado di riadattarsi ai diversi fattori di forma e nativamente compatibili con Mir e Unity 8. Come detto poc’anzi, è possibile usare queste (poche) app (a meno che non ci si affidi a emulatori o ad un al momento instabile Unity8+Mir su desktop) soltanto sui telefoni; indovinate quanto dovremo aspettare affinché trovino largo piede su desktop?
Era proprio questo tipo di convergenza, che in questo momento non ha nessuno, a poter rappresentare l’aspetto distintivo tra Ubuntu e tutti gli altri “fratelli” del mobile. Due anni e più tuttavia non sono bastati e questa convergenza – se tutto va ottimamente – potrebbe arrivare nel 2016.
Ma c’è un Windows 10 che vuole fare (e farà, oh se lo farà) esattamente la stessa cosa e probabilmente riuscirà entro l’anno, basandosi su qualcosa di sicuramente più solido rispetto ad Ubuntu e su risorse decisamente più ampie rispetto a quelle a disposizione di Canonical. Ubuntu arriverà “tardi” anche in questo, nonostante l’idea – quando fu resa pubblica – fosse decisamente buona.
E’ già troppo tardi?
Tralasciando questa convergenza e pure i due “big brother” Android e iOS, i concorrenti un po’ più “piccini” – vedi Firefox OS, vedi Tizen, vedi Sailfish OS o addirittura BlackBerry – sono ad un livello già per certi aspetti superiore rispetto ad Ubuntu for phones, che arriva proponendo “semplicemente” scope e lens e la cui arma da battaglia arriverà (forse) con un ritardo mostruoso.
Basti pensare che una piattaforma come Windows Phone – ormai sul mercato da diversi anni e con un colosso alle spalle quale Microsoft – stenta a racimolare un 2% di share a causa di Google ed Apple. Ubuntu for phones riuscirà, con tutto il suo disastroso ritardo, a ritagliarsi un posticino in un mercato già saturo riproponendo un frutto praticamente maturo e già visto?
Quindi Ubuntu for phones non è un buon progetto?
Il bello è proprio questo: Ubuntu for phones non solo non è un buon progetto, ma era addirittura un ottimo progetto nel momento in cui fu annunciato e reso pubblico al mondo. Ad essere pessima è stata la gestione che Canonical vi ha dedicato, seppur con l’apprezzabilissimo approccio open.
Le risorse interne, con l’aiuto della comunità, si sono concentrate a svolgere del lavoro probabilmente all’inizio superfluo (leggasi: Mir e tutto lo stravolgimento ad esso dedicato); purtroppo Canonical non è Microsoft né Apple né Google, sia per personale che per risorse finanziarie, e per affrontare un ambizioso e valido progetto simile avrebbe dovuto quantomeno far rivedere la strategia d’approccio ai vari problemi e, soprattutto, non fondere il ciclo di sviluppo con quello di Ubuntu Desktop.
![Ubuntu for phones: progresso o rovina? [Editoriale] 5 Ubuntu for Phones su Meizu MX4](https://www.chimerarevo.com/wp-content/uploads/2014/11/Meizu-MX4-Ubuntu-Touch-600x338.jpg)
![Ubuntu for phones: progresso o rovina? [Editoriale] 5 Ubuntu for Phones su Meizu MX4](https://www.chimerarevo.com/wp-content/uploads/2014/11/Meizu-MX4-Ubuntu-Touch-600x338.jpg)
Il problema è proprio lì: la strategia applicata da Canonical ha finito per allungare tremendamente i tempi di sviluppo di Ubuntu for phones e di rovinare in tutti i sensi Ubuntu desktop, e lo dico da utente che ha seguito molto da vicino entrambe le vicende.
Personalmente trovo (e giuro, non me ne sono persa un solo rilascio) che l’ultimo sistema operativo desktop ad aver avuto ancora qualcosa da dire sia stato Ubuntu 11.10, guarda caso l’ultimo prima dell’annuncio al mondo del progetto Ubuntu Touch; il resto è stato tutto una serie di raffinamenti e di bugfix (spesso neanche tali): il peggioramento più notevole è stato nelle ultime due versioni LTS – Ubuntu 12.04 e Ubuntu 14.04 – che sono giunte al day one con bug ancora aperti e problematiche irrisolte.
Cosa che, per una distribuzione a lungo supporto, è praticamente impensabile. Unity 7 era e resta ancora un mattone, praticamente inusabile su quel poco di Mir a disposizione degli utenti – perché tutte le risorse sono concentrate su Unity 8, che sul desktop arriverà se tutto va bene (come già detto) l’anno prossimo – …e questo è quanto.
Canonical, con la sua pessima gestione di Ubuntu Touch, ha finito per sbagliare completamente i tempi di Ubuntu for phone facendolo sembrare obsoleto già prima del rilascio del primo smartphone (l’iniziale versione stabile risale all’ultima metà del 2014) ed ha rovinato completamente un prodotto ben riuscito come (era) Ubuntu Desktop.
“Chi troppo vuole nulla stringe”, è questa l’amara verità, e per una sostenitrice dell’open source ed “entusiasta” – se così mi si può definire – dell’operato di Canonical fino a qualche tempo fa, vedere un sistema operativo mobile open source arrivare troppo tardi ed aver fallito probabilmente ancor prima di iniziare contestualmente alla distruzione di un sistema operativo desktop open source che aveva preso un’ottima strada… fa davvero male.
Ho voluto aspettare il rilascio del primo Ubuntu Phone prima di dire la mia, che covo già da diversi mesi, per vedere se Canonical aveva qualcosa da dire al mondo – oltre a ciò che ha già abbondantemente mostrato nei mesi scorsi su hardware Nexus. Una strategia, una novità che potesse contare, qualsiasi cosa.
Purtroppo, con mia immensa delusione, non ha detto nulla di ciò che non si sapesse già.