Quando l’anno scorso Apple annunciò il linguaggio di programmazione Swift, l’entusiasmo fu tanto: per dirla in breve, fu presentato come l’alternativa più moderna, stabile e sicura ad Objective-C orientata allo sviluppo di applicativi dedicati a iOS e OS X. Un’alternativa ottima, a quanto pare, perché ad oggi la maggior parte degli sviluppatori ha scelto proprio Swift in barba al suo “antenato”.
L’applauso si è rinnovato quest’anno durante la presentazione di Swift 2.0, la generazione successiva del linguaggio compilato di Apple: oltre alla possibilità di poter usufruire di runtime più rapidi affiancati a compile time più brevi, del rendering tramite il nuovo Model I/O, di usare markdown nei commenti e tanto altro, il big di Cupertino ha annunciato con una mossa inaspettata che Swift 2.0 sarà open source.
L’obiettivo sarebbe quello di portare Swift fuori dall’esclusività della piattaforma di sviluppo Apple, permettendone l’adozione anche altrove: Apple fornirà in approccio open source (sebbene non sia chiaro con che tipo di licenza) sia il codice per i compilatori Swift e le librerie per iOS e OS X che il sorgente per Linux.
Oltre che ad una mera questione di adozione, ciò potrebbe rivoluzionare completamente l’approccio degli sviluppatori nei confronti del linguaggio: ritrovarsi a sviluppare su qualcosa di completamente open source e quindi potenzialmente conosciuto fin nei minimi dettagli, ad essere onesti, farà spuntare un sorriso a 32 denti anche ai più scettici.
Non è chiaro quando Apple rilascerà Swift 2.0 in versione open source, tuttavia – a detta della dirigenza – ciò avverrà “entro la fine dell’anno“. E chissà che questo precedente non possa ripetersi, magari anche in futuro, per altre componenti dell’ecosistema Apple.