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Tag: cuffie
Home > Recensioni > Guide > Hardware > Recensione Klipsch Heritage HP-3: audio da collezione

Recensione Klipsch Heritage HP-3: audio da collezione

Simone De Martinis Set 09, 2020
Klipsch heritage hp-3

L’audiofilo è una creatura tanto peculiare quanto affascinante: la sua passione è la musica, di conseguenza quando vuole ascoltarla, vuole farlo per bene. Una buona parte dei suoi guadagni vengono investiti in apparecchiature esoteriche volte all’ascolto musicale in maniera più dettagliata possibile, per poi passare ore e ore a divertirsi con i suoi giocattoli super costosi, seduto sulla sua poltrona, mentre assapora i suoi brani preferiti fino all’ultimo rigo del pentagramma, all’ultima pausa, all’ultima nota.

L’avvento prima dell’MP3 e poi dei servizi di streaming musicale, alla fine, non hanno neanche messo troppo a rischio questa specie: dopotutto l’audiofilia è sempre stata una passione molto di nicchia per tanti motivi, ma le fiere dedicate continuano a pullulare di gente, così come i cataloghi dei produttori specializzati continuano a mostrare cuffie, amplificatori, diffusori sempre nuovi, più moderni e in grado di offrire un audio ad alta fedeltà strepitoso.

Personalmente non mi ritengo un audiofilo: ho sempre percepito in tale definizione – magari anche sbagliando – un’accezione quasi dispregiativa. Nelle ultime settimane, però, ho avuto la grande opportunità di osservare questo mondo più da vicino grazie a Klipsch, storico marchio Americano che ha lasciato alle mie mani, anzi,alle mie orecchie, le Heritage HP-3, un paio di cuffie semi-open dalla qualità costruttiva superba e un timbro sonoro unico, tanto da farmi pensare che forse l’audiofilia non è solo una fissa. Scopriamole insieme in questa recensione.

Indice dei contenuti
1. Confezione
2. Costruzione ed ergonomia
3. Scheda tecnica
4. Prestazioni
5. Prezzo e conclusioni

Confezione

La lussuosa esperienza di prova delle Heritage HP-3 parte dalla confezione, decisamente fuori dal comune. Non siamo davanti alla solita confezione in cartone, bensì a una vera e propria valigetta in legno, che lascia ammirare le cuffie all’interno dal pannello frontale in plastica trasparente. Dopo aver fatto scorrere il pannello superiore fino ad averlo completamente rimosso, gli oggetti all’interno della scatola saranno accessibili attraverso due cassetti, facilmente estrabili.
Il primo cassetto contiene, guarda caso, proprio le cuffie, incastrate in una schiuma molto densa e assicurate in posizione da tre cinghie in pelle.
Nel secondo cassetto, invece, sono presenti:

  • due cavi, uno più corto da 1,37 m e un altro più lungo da 2 m, entrambi con presa mini jack da 3,5mm;
  • un adattatore da mini jack a jack standard (6,35mm);
  • un bellissimo stand dove appendere le cuffie, molto solido e facile da assemblare (basterà un cacciavite a stella);
  • un certificato di autenticità che dà al tutto un non so che di prezioso, come quando si compra un gioiello di diamanti. Il certificato attesta la data di assemblaggio (a mano) di ogni singolo modello. Nel mio caso, la data risale al 25 Dicembre del 2017, e adesso mi sento in colpa perché probabilmente avrò rovinato il Natale a qualche operaio.
Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3

Costruzione ed ergonomia

Una volte estratte dal pregiato involucro, il primo contatto con queste cuffie è stato quasi come vivere un incontro ravvicinato del terzo tipo: ero così poco abituato a toccare corpi così ben fatti, che mescolano materiali pregiati di vario tipo, da farmi quasi pensare di trovarmi davanti a un qualcosa di quasi alieno. Sicuramente impossibile pensare di tenere queste cuffie chiuse in una custodia, devono essere esposte, c’è anche lo stand fatto apposta!

Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3

Senza altri giri di parole, la qualità dei materiali e dell’assemblaggio delle Heritage HP-3 è ineccepibile. La sacra trinità dei materiali nobili è tutta racchiusa nel loro corpo: pelle per l’arco e i cuscinetti, legno per i padiglioni auricolari e metallo per tutto il resto. In particolare, dell’acciaio è utilizzato per l’anima dell’arco, dove tra l’altro è presente una comodissima scala millimetrata perfetta per la regolazione fine della larghezza di esso in base alle dimensioni della propria testa. Il sistema di regolazione è fluidissimo, ma cosa più importante non è né fragile, né instabile: la regolazione perfetta per me è di 3,2 da entrambi i lati, e una volta impostata non è mai variata, neanche a seguito di sollecitazioni.

Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3

Un dettaglio quantomeno degno di nota riguarda i cuscinetti, che oltre ad essere molto morbidi sono facilmente sostituibili, in quanto sono fissati ai padiglioni magneticamente. Rimuoverli è un’operazione tanto facile quanto assuefacente se ci si lascia prendere la mano: il clack dei magneti che del cuscinetto e del padiglione che si uniscono è semplicemente troppo soddisfacente.

klipsch heritage hp-3

Appena indossate, nonostante le loro dimensioni non proprio contenute, queste HP-3 non risultano affatto pesanti, anzi: grazie all’arco molto confortevole e ai cuscinetti morbidi e anche abbastanza traspiranti sono riuscito a indossare le cuffie anche per due/tre ore di seguito senza sudare o avvertire cerchi o pesi alla testa, e questo è un aspetto particolarmente positivo per il quale non posso che fare i complimenti a Klipsch.

Klipsch heritage hp-3
Klipsch heritage hp-3
klipsch heritage hp-3

Non proprio tutto è rose e fiori, però, e infatti c’è una singola cosa che mi sento di criticare anche abbastanza aspramente: i cavi, che non ho trovato all’altezza delle cuffie stesse sotto nessun punto di vista. Personalmente, non mi sembrano particolarmente gradevoli alla vista, ma mentre l’estetica è un punto sempre opinabile in quanto veicolato dalla soggettività, ciò che mi ha deluso particolarmente è la qualità in sé: la prima metà di cavo in nylon sarebbe anche buona, ma dallo snodo in alluminio in poi, quindi da dove partono i due cavi rivestiti in gomma che vanno attaccati a entrambi i padiglioni delle cuffie, direi che non ci siamo proprio. Infatti, tendono a intrecciarsi spesso tra di loro, anche mentre si stanno indossando le cuffie. Ogni tanto, durante l’ascolto, mi è capitato di sentire questa treccia di cavo che mi stringeva il collo, e posso assicurare che è una sensazione abbastanza sgradevole.

Scheda tecnica

  • Driver: da 52mm in bio-cellulosa
  • Risposta in frequenza: 5Hz – 45kHz
  • Sensibilità: 98dB
  • Impedenza: 25Ω
  • Peso: 440g

Prestazioni

Come già accennato, non mi definisco un audiofilo per vari motivi, pertanto tengo a precisare che le prove che ho effettuato su queste HP-3 sono le prove di un semplice appassionato di tecnologia e di musica. Nonostante ciò, non posso certo negare di aver provato parecchi modelli di cuffie negli ultimi due anni, quindi penso di aver sviluppato un orecchio più o meno attento ai dettagli, anche se questa è la mia prima volta con una tipologia di cuffie del genere.

Partiamo col dire che le HP-3 sono delle cuffie di tipo semi-open back, il che vuol dire che sono una via di mezzo tra le cuffie chiuse (closed back) – più adatte all’ascolto fuori casa in quanto più resistenti e isolanti – e quelle completamente aperte (open back), che isolano molto meno dai rumori esterni ma restituiscono un suono molto più chiaro all’ascolto, cosa che le rende perfette come strumento da utilizzare negli studi di registrazione.

Confronto cuffie

Per quanto riguarda i driver parliamo di elementi in bio-cellulosa da 52mm l’uno, una dimensione particolarmente grande anche per un paio di cuffie di questo genere. Essendo l’impedenza di queste HP-3 piuttosto bassa, esse possono essere usate sia alla maniera classica, ossia come le userebbe un audiofilo appassionato, attaccate a un amplificatore (Klipsch ha creato anche un suo amplificatore appositamente fatto per le cuffie della serie Heritage, da cui eredita anche lo stile vintage, ma purtroppo non ho avuto modo di provare anche lui) oppure anche sfruttando semplicemente la porta mini jack per ascoltare tutto da smartphone o PC, dispositivi che però generalmente hanno delle schede audio piuttosto scarse, che non riescono quindi a liberare la belva ed esprimere al massimo il potenziale di queste cuffie, a differenza di quando sua usa un dispositivo di amplificazione dedicato. Per una prova il più accurata possibile, ho usato le HP-3 un po’ ovunque: sia sul mio smartphone che sul mio laptop ascoltando musica da Spotify a qualità massima, sia sul mio fidato amplificatore domestico (un vechio Sony TA-AV590 del ’95, non proprio l’ultimo ritrovato, ma è bastato) dopo aver rispolverato vari CD.

Come ho potuto apprendere, il timbro sonoro dei prodotti Klipsch è unico, e non è un’affermazione fatta tanto per. Infatti, non troppo tempo fa ho recensito le Klipsch T5 True Wireless, e proprio per quanto riguarda il timbro e l’equalizzazione dei due prodotti dell’azienda ho notato delle analogie. Non parliamo del suono piatto e preciso che normalmente si avrebbe su delle normali cuffie da studio (anche perché queste non sono cuffie da studio), ma di qualcosa di piuttosto diverso. I bassi colpiscono, senza far male, gli alti sono decisamente precisi, brillanti, ma non troppo squillanti; le frequenze medie, infine, sono quelle meno accentuate. Ecco che quindi ci ritroviamo su un prodotto di fascia decisamente alta un tipo di equalizzazione a V adatto a vari tipi di musica, quali il jazz – il cui ascolto ho particolarmente apprezzato da queste cuffie – e il rock. Collegandomi al già citato amplificatore mi sono quasi emozionato ascoltando Innuendo dei Queen, specialmente nella seconda metà del brano, da quando comincia l’assolo – molto spagnoleggiante – delle chitarre, per intenderci. Peccato che però sul sito non sia riuscito a trovare un grafico della risposta in frequenza di queste cuffie, fatto abbastanza grave visto che parliamo di un prodotto da svariate centinaia di Euro. Non sarò certo io a lamentarmi, ma gli appassionati più incalliti potrebbero percepire l’assenza di tale grafico (che di solito altre aziende mettono a disposizione) come indicatore di qualità non al top.

Prezzo e conclusioni

Alla fine di tutta questa analisi, riconosco che queste HP-3 non sono decisamente per tutti: vuoi per la resa particolare, che probabilmente non riuscirebbe a convincere chi apprezza maggiormente un suono più bilanciato, vuoi per il prezzo a cui sono vendute (tra i 1000 e i 1200€) che non le rende di certo appetibili. Nonostante tutto, però, sono rimasto davvero contento di aver provato un prodotto del genere, sia per l’esperienza diversa dal solito che mi ha regalato, sia perché mi ha aiutato a capire cosa ci sia oltre alla barriera dei prodotti dedicati al pubblico comune, di certo meno esigente.

GUARDA SUL SITO | KLIPSH HERITAGE HP-3

Voto Finale: 9/10
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